ABONDANCE (Rhones Alpes – Francia), Abbazia di Notre-Dame de l’Assomption – Scheda 4.

L’Abbazia sorge nella Valle di Abondance, nella regione francese di Rhône – Alpes, 930 slm, montagna, alla confluenza di due fiumi, la Drance e la Maléve; dista 27 Km. da Thonon-les Bains e 13 Km. dal confine svizzero.

Abondance è capoluogo del cantone con lo stesso nome. 74360 Abondance, tel./fax: 04 50 81 60 54

Zona: Rhône – Alpes, Haut-Chablais, Val d’Abondance.

Descrizione:

Gli affreschi del Chiostro rappresentano scene della vita della Vergine e di Gesù e ornano le strutture ad arco del chiostro, sopravvissute a incendi e vandalismi.

Le strutture dipinte misurano cm 375 di larghezza e cm 298 di altezza.

Di 24 o 25 scene che decoravano il chiostro ne restano solo 6, altre 12 non possono essere identificate con certezza.

Galleria Nord (Scheda 1):
Ne resta solo un breve tratto con la porta, detta della Vergine, che permetteva ai religiosi di accedere alla chiesa dal chiostro.

Galleria Est (Scheda 2):
1. Matrimonio di Gioacchino e Anna (sparito?).
2. Annuncio a Gioacchino della nascita di Maria o Gioacchino tra i pastori (sopravvivono poche tracce. La scena è documentata ancora nel 1931).
3. Incontro di Anna e Gioacchino alla Porta d’Oro (sparito, ma non c’è alcuna prova della sua esistenza).
4. La Nascita della Vergine.
5. La Presentazione di Maria al Tempio (questi due molto degradati già nel 1889).
6. Tracce di pittura attorno a una statua della Vergine in maestà, quindi anteriori a essa.

Galleria Sud (Scheda 3):
1. Matrimonio della Vergine (quasi totalmente cancellato).
2. Annunciazione (stato eccellente nella parte superiore).
3. Visitazione (in buono stato, uno dei più caratteristici dell’insieme del ciclo).
4. Natività e Adorazione dei pastori (completamente leggibile).
5. Adorazione dei Magi (sparito, rimane la traccia di una groppa di cavallo).
6. Presentazione al Tempio e Circoncisione (molto degradato).
7.Strage degli Innocenti (sparito, ma segnalato nel 1863).

Galleria Ovest (Scheda 4):
1. Fuga in Egitto.
2. Gesù coi Dottori.
3. Le Nozze di Cana.
4. Annuncio alla Vergine della sua prossima morte, detto anche la Seconda Annunciazione (parte alta conservata in buono stato, ma i personaggi non sono più visibili).

I dipinti di Abondance sono stati realizzati con la tecnica “a fresco”, con finiture “a secco” realizzate a tempera.
È molto difficile datare con precisione i dipinti a causa della mancanza di documenti, dovuta anche alla loro dispersione in seguito alle vicende subite dall’abbazia nel corso dei secoli.
Si possono inserire genericamente nel vasto movimento culturale europeo che produsse quello che viene chiamato “stile gotico internazionale”.

Altrettanto difficile è l’attribuzione delle pitture, per la quale ci si deve affidare a prove indirette e confronti con altre opere sicuramente attribuite.
Giacomo Jaquerio e Jean Bapteur sono i due pittori che hanno lavorato ad Abondance, ma è molto controversa l’attribuzione all’uno o all’altro delle varie scene. Di sicuro si sa solamente che entrambi lavorano per la corte sabauda nella prima metà del Quattrocento, proprio nella zona fra Ginevra e Thonon. Clément Gardet è lo studioso che più di ogni altro sostiene, attraverso confronti puntuali, l’attribuzione della maggior parte delle scene all’atelier di Jaquerio, mentre altri confronti avvicinerebbero le opere all’atelier di Bapteur.
Si rimanda alla bibliografia per la discussione critica.

Tipologia immagine: Affresco

Cronologia: XV sec.

Materiale informativo ed illustrativo:
Depliant “Cenni storici dell’Abbazia di Abondance” in varie lingue. Ciclostilato in proprio. Senza data.
Depliant dell’Ufficio del Turismo «Villes et Pays d’Art et d’Histoire» Région Rhône-Alpes.

Note storiche:

La leggenda attribuisce a San Colombano, irlandese, la fondazione dell’abbazia, ma la data, seppure incerta, è da porre probabilmente nel 1043 quando Luigi, della potente famiglia dei Féternes, dona la vallata ai Canonici dell’Abbazia di St. Maurice d’Agaune.

Al 1108 è datato il Codice di fondazione del Priorato a cura di Herluin. Intorno al 1140 il priorato diventa abbazia e si procede alla costruzione della prima chiesa e del primo chiostro. La costruzione dell’abbazia si protrae probabilmente dal 1275 al 1355.
Nel 1430 un arbitraggio del duca sabaudo Amedeo VIII decreta la fine dell’autonomia della vallata.
Probabilmente a quest’epoca risale la commissione degli affreschi a Jaquerio o a Bapteur, che erano i pittori di corte del Duca sabaudo. Nel 1440 l’abbazia subisce un primo grave incendio e nel 1475 viene occupata dai Vallesi.

Una nuova invasione vallese da parte dei protestanti di Berna avviene nel 1536, ma con il trattato di Cateau Cambrésis Abondance ritorna ai Savoia.

Nel 1633 un altro grave incendio devasta l’abbazia: vengono distrutti il nartece e parte della navata. Sarà il cardinale Maurizio di Savoia che farà edificare la parte del monastero.

Nel 1761 il papa manda via dall’abbazia i Foglianti che ivi erano stati insediati da San Francesco di Sales nel 1607 al posto dei Canonici.
Nel 1792 i francesi entrano in Savoia, la quale diventa dipartimento del Monte Bianco e Lémano, e costringono alla fuga i parroci e i sacerdoti della zona, mentre altri vengono fucilati a Thonon.
Nel 1795 l’abbazia viene venduta con i suoi beni, mentre J.F. Blanc ricopia gli archivi.
Nel 1836 il canonico Sallavuard ricompra il monastero e vi installa le scuole, il palazzo municipale e il presbiterio. Il Vicario, nel 1839, fa ridipingere la chiesa e fa restaurare l’organo, poi, nel 1898, monsignor Issard benedice la prima pietra della ricostruzione della facciata e dell’ingresso della navata.

Solo nel 1905 viene ricollocato l’organo sulla tribuna.
Nel 1986 vengono installate tre vetrate dedicate a San Francesco di Sales, al Beato Ponce de Faucigny e al Beato Jean d’Abondance.

Bibliografia:
– A.M. Brizio, La pittura in Piemonte, Paravia, Torino 1942.
– M. Roques, Les Peintures du sud-est de la France (tesi), Picard, Paris 1961.
– C. Gardet, La peinture du Moyen-Age en Savoie 1965.
– AA.VV., Jaquerio e il gotico internazionale, Catalogo della Mostra, Torino 1979.
– AA.VV., Fresques et peintures murales en pays de Savoie, Société savoisienne d’histoire et d’archéologie, Chambery 1988.
– J.-M. Benand, Abondance. Les peintures murales du cloitre de l’abbaye. Edizione La Fontaine de Siloé. Montmélian Cedex 2000.

Url: http://www.abbaye-abondance.org

Email: info@abbaye-abondance.org

Articoli e Recensioni:
– E. Castelnuovo, «Affreschi gotici francesi», Paragone n.63, Firenze 1955.
– L. Mallè, «Elementi di cultura francese nella pittura gotica tarda in Piemonte», Scritti di storia dell’arte in onore di Lionello Venturi, vol.II, Roma 1956.
– C. Gardet, «Les fresques d’Abondance», La Revue Savoisienne, Académie florimontane, Annecy 1976.
– E. Castelnuovo, «Les fresques du cloître d’Abondance», Amédée VIII – Félix V premier duc de Savoie et pape (1383-1451), Bibliothéque historique vudoise, n103, Lausanne 1992.
– «Les peintures du cloître de l’abbaye d’Abondance» in Moyen-age n.67, nov.-déc. 2008

Fruibilità:

Il chiostro è accessibile al pubblico con orari diversi secondo le stagioni.

Chiusura 25 dicembre, 1° gennaio e dalla fine delle vacanze di Ognissanti all’inizio delle vacanze di Natale.

Rilevatore: Patrizia Figura

Data ultima verifica sul campo: 2007-11-30

MANTA (Cn). Castello dei marchesi di Saluzzo, Salone baronale, affreschi – Scheda 1.

Manta si raggiunge da Pinerolo percorrendo la statale 589 per Saluzzo, da cui dista circa 6 chilometri.
Il castello si trova su di un’altura, a cui si giunge per la via Estienne.
Le opere considerate si trovano nella sala baronale.

Descrizione:
Sulle pareti sono affrescati nove Prodi (tre ebrei, tre pagani e tre cristiani), nove Eroine, la Fontana della Giovinezza, una Crocifissione e lo stemma dei Saluzzo.
La collocazione delle figure è la seguente: Ettore di Troia e Alessandro Magno di fianco al camino, su cui è affrescato lo stemma dei Saluzzo con il loro motto leit leit (adagio adagio); sulla parete contigua Giulio Cesare, Giosuè, Davide, Giuda Maccabeo, Artù, Carlo Magno, Goffredo di Buglione (Scheda 1).
Sulla stessa parete iniziano poi le Eroine: Delfile, Sinope, Ippolita, Semiramide, Etiope, Lampeto, Tapiri, che continuano sulla parete adiacente con Teuca e Pentesilea. Sotto ogni figura un’iscrizione ne illustra le imprese.
Sulla parete di fondo è affrescata una Crocifissione; sulla parete delle finestre è rappresentata la Fontana della Giovinezza (Scheda 2).

Periodo artistico:
L’esecuzione degli affreschi è databile ai primi anni del potere di Valerano, intorno al 1420.

Cronologia: XV sec.

Materiale informativo ed illustrativo:
Guida d’Italia del Touring Club Italiano, Piemonte, Milano 1976, pagg. 294-295.

Note storiche:
La realizzazione degli affreschi dei Prodi, delle Eroine e della Fontana della Giovinezza fu voluta da Valerano, figlio illegittimo del marchese di Saluzzo Tommaso III, da cui aveva ricevuto in eredità il castello nel 1416. Gli affreschi dei Prodi e delle Eroine sono ispirati allo Chevalier errant, romanzo ricco di riferimenti al mondo dei cicli arturiano e carolingio, di cui era autore Tommaso III, e, per la Fontana della Giovinezza, al trecentesco Roman de Fauvel, opera di Gervais du Bus, di cui il marchese aveva portato una copia da Parigi. Del testo dello Chevalier Errant sono noti due manoscritti, uno conservato alla Bibliothèque Nationale di Parigi e l’altro alla Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino.
Gli affreschi, a partire dai primi decenni del Novecento fino agli inizi del XXI secolo, hanno ricevuto varie e contrastanti attribuzioni.
Abbandonata l’originaria attribuzione a Jaquerio, alcuni giudizi fanno riferimento ad Aimone Duce, altri successivi a un maestro influenzato dalla miniatura francese per i Prodi e le Eroine, mentre la Fontana della Giovinezza testimonierebbe l’opera di collaboratori più vicini a Jaquerio; altri critici, e questa è la valutazione più recente, attribuiscono il ciclo di affreschi ad un autore ancora innominato, il Maestro della Manta, il cui linguaggio richiama alla mente Aimone Duce e aspetti dell’opera di Jaquerio.
Per ulteriori informazioni sull’attribuzione si fa riferimento alle opere citate nella bibliografia.

Bibliografia:
– A. GRISERI, Jaquerio e il realismo gotico in Piemonte, Torino 1965, pagg. 61-72, 126-127 (i testi delle iscrizioni).
– A. GRISERI, Ritorno a Jaquerio, in E. CASTELNUOVO – G. ROMANO (a cura di), Giacomo Jaquerio e il gotico internazionale, Palazzo Madama aprile – giugno 1979, Torino 1979, pag. 5, pagg. 28-29. Ibidem pagg. 152-158 (illustrazioni).
– M. DI MACCO, Dux Aymo, 1429, ibidem  pagg. 402-403.
– S. BAIOCCO – S. CASTRONOVO – E. PAGELLA, Arte in Piemonte. Il Gotico, Ivrea 2003, pagg. 124-133.
– E. CASTELNUOVO, Jaquerio, Aimone Duce e il Maestro della Manta, in E. PAGELLA – E. ROSSETTI BREZZI – E. CASTELNUOVO, Corti e città. Arte del Quattrocento nelle Alpi occidentali, Torino 7 febbraio – 14 maggio 2006, Milano 2006, pag. 150.

Url: http://www.fondoambiente.it/beni/castello-della-manta-beni-del-fai.asp

Email: faimanta@fondoambiente.it

Note: Il castello è di proprietà del Fondo per l’Ambiente Italiano (FAI) dal 1984, in seguito alla donazione di Elisabetta De Rege Provana.

Fruibilità: Orario di apertura
– da marzo a settembre ore 10-18;
– da ottobre a metà dicembre e nel mese di febbraio 10-17; ultimo ingresso mezz’ora prima della chiusura.
Aperto tutti i giorni tranne i lunedì non festivi.
Tel. e fax: 0175 87822.

Rilevatore: Maria Gabriella Longhetti

Data ultima verifica sul campo: 2008-11-30T00:00:00

Allegato: il-caso-della-fonte-simbolica-della-manta-di-paol
Tre monumenti pittorici del Piemonte antico, a cura di Marziano Bernardi – Istituto Bancario San Paolo di Torino, 1957 – I nove prodi e le nove eroine, sala baronale del castello della Manta, con tavole e immagini:
Tre monumenti pittorici del Piemonte antico, a cura di Marziano Bernardi 5 prodi eroine
Tre monumenti pittorici del Piemonte antico, a cura di Marziano Bernardi 6 salone
Tre monumenti pittorici del Piemonte antico, a cura di Marziano Bernardi, completo a

Video: https://www.youtube.com/watch?v=Ps0tKRCNElA

ABONDANCE (Rhones Alpes – Francia), Abbazia di Notre-Dame de l’Assomption – Scheda 3.

Localizzazione e recapiti:

L’Abbazia sorge nella Valle di Abondance, nella regione francese di Rhône – Alpes, 930 slm, montagna, alla confluenza di due fiumi, la Drance e la Maléve; dista 27 Km. da Thonon-les Bains e 13 Km. dal confine svizzero.


Abondance è capoluogo del cantone con lo stesso nome. 74360 Abondance, tel./fax: 04 50 81 60 54


Zona: Rhône – Alpes, Haut-Chablais, Val d’Abondance.

Descrizione:

Gli affreschi del Chiostro rappresentano scene della vita della Vergine e di Gesù e ornano le strutture ad arco del chiostro, sopravvissute a incendi e vandalismi.


Le strutture dipinte misurano cm 375 di larghezza e cm 298 di altezza.


Di 24 o 25 scene che decoravano il chiostro ne restano solo 6, altre 12 non possono essere identificate con certezza.


Galleria Nord (Scheda 1):
Ne resta solo un breve tratto con la porta, detta della Vergine, che permetteva ai religiosi di accedere alla chiesa dal chiostro.


Galleria Est (Scheda 2):
1. Matrimonio di Gioacchino e Anna (sparito?).
2. Annuncio a Gioacchino della nascita di Maria o Gioacchino tra i pastori (sopravvivono poche tracce. La scena è documentata ancora nel 1931).
3. Incontro di Anna e Gioacchino alla Porta d’Oro (sparito, ma non c’è alcuna prova della sua esistenza).
4. La Nascita della Vergine.
5. La Presentazione di Maria al Tempio (questi due molto degradati già nel 1889).
6. Tracce di pittura attorno a una statua della Vergine in maestà, quindi anteriori a essa.


Galleria Sud (Scheda 3):
1. Matrimonio della Vergine (quasi totalmente cancellato).
2. Annunciazione (stato eccellente nella parte superiore).
3. Visitazione (in buono stato, uno dei più caratteristici dell’insieme del ciclo).
4. Natività e Adorazione dei pastori (completamente leggibile).
5. Adorazione dei Magi (sparito, rimane la traccia di una groppa di cavallo).
6. Presentazione al Tempio e Circoncisione (molto degradato).
7.Strage degli Innocenti (sparito, ma segnalato nel 1863).


Galleria Ovest (Scheda 4):
1. Fuga in Egitto.
2. Gesù coi Dottori.
3. Le Nozze di Cana.
4. Annuncio alla Vergine della sua prossima morte, detto anche la Seconda Annunciazione (parte alta conservata in buono stato, ma i personaggi non sono più visibili).


I dipinti di Abondance sono stati realizzati con la tecnica “a fresco”, con finiture “a secco” realizzate a tempera.
È molto difficile datare con precisione i dipinti a causa della mancanza di documenti, dovuta anche alla loro dispersione in seguito alle vicende subite dall’abbazia nel corso dei secoli.
Si possono inserire genericamente nel vasto movimento culturale europeo che produsse quello che viene chiamato “stile gotico internazionale”.


Altrettanto difficile è l’attribuzione delle pitture, per la quale ci si deve affidare a prove indirette e confronti con altre opere sicuramente attribuite.
Giacomo Jaquerio e Jean Bapteur sono i due pittori che hanno lavorato ad Abondance, ma è molto controversa l’attribuzione all’uno o all’altro delle varie scene.


Di sicuro si sa solamente che entrambi lavorano per la corte sabauda nella prima metà del Quattrocento, proprio nella zona fra Ginevra e Thonon. Clément Gardet è lo studioso che più di ogni altro sostiene, attraverso confronti puntuali, l’attribuzione della maggior parte delle scene all’atelier di Jaquerio, mentre altri confronti avvicinerebbero le opere all’atelier di Bapteur.
Si rimanda alla bibliografia per la discussione critica.

Tipologia monumento:

Tipologia immagine: Affresco

Periodo artistico: x

Cronologia: XV sec.

Materiale informativo ed illustrativo:
Depliant “Cenni storici dell’Abbazia di Abondance” in varie lingue. Ciclostilato in proprio. Senza data.
Depliant dell’Ufficio del Turismo «Villes et Pays d’Art et d’Histoire» Région Rhône-Alpes.

Note storiche:

La leggenda attribuisce a San Colombano, irlandese, la fondazione dell’abbazia, ma la data, seppure incerta, è da porre probabilmente nel 1043 quando Luigi, della potente famiglia dei Féternes, dona la vallata ai Canonici dell’Abbazia di St. Maurice d’Agaune.


Al 1108 è datato il Codice di fondazione del Priorato a cura di Herluin. Intorno al 1140 il priorato diventa abbazia e si procede alla costruzione della prima chiesa e del primo chiostro.


La costruzione dell’abbazia si protrae probabilmente dal 1275 al 1355.
Nel 1430 un arbitraggio del duca sabaudo Amedeo VIII decreta la fine dell’autonomia della vallata.
Probabilmente a quest’epoca risale la commissione degli affreschi a Jaquerio o a Bapteur, che erano i pittori di corte del Duca sabaudo.


Nel 1440 l’abbazia subisce un primo grave incendio e nel 1475 viene occupata dai Vallesi. Una nuova invasione vallese da parte dei protestanti di Berna avviene nel 1536, ma con il trattato di Cateau Cambrésis Abondance ritorna ai Savoia.


Nel 1633 un altro grave incendio devasta l’abbazia: vengono distrutti il nartece e parte della navata. Sarà il cardinale Maurizio di Savoia che farà edificare la parte del monastero.


Nel 1761 il papa manda via dall’abbazia i Foglianti che ivi erano stati insediati da San Francesco di Sales nel 1607 al posto dei Canonici.
Nel 1792 i francesi entrano in Savoia, la quale diventa dipartimento del Monte Bianco e Lémano, e costringono alla fuga i parroci e i sacerdoti della zona, mentre altri vengono fucilati a Thonon.
Nel 1795 l’abbazia viene venduta con i suoi beni, mentre J.F. Blanc ricopia gli archivi.
Nel 1836 il canonico Sallavuard ricompra il monastero e vi installa le scuole, il palazzo municipale e il presbiterio. Il Vicario, nel 1839, fa ridipingere la chiesa e fa restaurare l’organo, poi, nel 1898, monsignor Issard benedice la prima pietra della ricostruzione della facciata e dell’ingresso della navata.


Solo nel 1905 viene ricollocato l’organo sulla tribuna.
Nel 1986 vengono installate tre vetrate dedicate a San Francesco di Sales, al Beato Ponce de Faucigny e al Beato Jean d’Abondance.

Bibliografia:
– A.M. Brizio, La pittura in Piemonte, Paravia, Torino 1942.
– M. Roques, Les Peintures du sud-est de la France (tesi), Picard, Paris 1961.
– C. Gardet, La peinture du Moyen-Age en Savoie 1965.
– AA.VV., Jaquerio e il gotico internazionale, Catalogo della Mostra, Torino 1979.
– AA.VV., Fresques et peintures murales en pays de Savoie, Société savoisienne d’histoire et d’archéologie, Chambery 1988.
– J.-M. Benand, Abondance. Les peintures murales du cloitre de l’abbaye. Edizione La Fontaine de Siloé. Montmélian Cedex 2000.

Url: x

Note:

Articoli e recensioni:


– E. Castelnuovo, «Affreschi gotici francesi», Paragone n.63, Firenze 1955.
– L. Mallè, «Elementi di cultura francese nella pittura gotica tarda in Piemonte», Scritti di storia dell’arte in onore di Lionello Venturi, vol.II, Roma 1956.
– C. Gardet, «Les fresques d’Abondance», La Revue Savoisienne, Académie florimontane, Annecy 1976.
– E. Castelnuovo, «Les fresques du cloître d’Abondance», Amédée VIII – Félix V premier duc de Savoie et pape (1383-1451), Bibliothéque historique vudoise, n103, Lausanne 1992.
– «Les peintures du cloître de l’abbaye d’Abondance» in Moyen-age n.67, nov.-déc. 2008

Fruibilità:

Il chiostro è accessibile al pubblico con orari diversi secondo le stagioni.


Chiusura 25 dicembre, 1° gennaio e dalla fine delle vacanze di Ognissanti all’inizio delle vacanze di Natale.

Rilevatore: Patrizia Figura

Data ultima verifica sul campo: 2007-11-30T00:00:00

ABONDANCE (Rhones Alpes – Francia), Abbazia di Notre-Dame de l’Assomption – Scheda 2.

Localizzazione e recapiti:

L’Abbazia sorge nella Valle di Abondance, nella regione francese di Rhône – Alpes, 930 slm, montagna, alla confluenza di due fiumi, la Drance e la Maléve; dista 27 Km. da Thonon-les Bains e 13 Km. dal confine svizzero.


Abondance è capoluogo del cantone con lo stesso nome. 74360 Abondance, tel./fax: 04 50 81 60 54

Descrizione:

Gli affreschi del Chiostro rappresentano scene della vita della Vergine e di Gesù e ornano le strutture ad arco del chiostro, sopravvissute a incendi e vandalismi.


Le strutture dipinte misurano cm 375 di larghezza e cm 298 di altezza. Di 24 o 25 scene che decoravano il chiostro ne restano solo 6, altre 12 non possono essere identificate con certezza.


Galleria Nord (Scheda 1):
Ne resta solo un breve tratto con la porta, detta della Vergine, che permetteva ai religiosi di accedere alla chiesa dal chiostro.


Galleria Est (Scheda 2):
1. Matrimonio di Gioacchino e Anna (sparito?).
2. Annuncio a Gioacchino della nascita di Maria o Gioacchino tra i pastori (sopravvivono poche tracce. La scena è documentata ancora nel 1931).
3. Incontro di Anna e Gioacchino alla Porta d’Oro (sparito, ma non c’è alcuna prova della sua esistenza).
4. La Nascita della Vergine.
5. La Presentazione di Maria al Tempio (questi due molto degradati già nel 1889).
6. Tracce di pittura attorno a una statua della Vergine in maestà, quindi anteriori a essa.


Galleria Sud (Scheda 3):
1. Matrimonio della Vergine (quasi totalmente cancellato).
2. Annunciazione (stato eccellente nella parte superiore).
3. Visitazione (in buono stato, uno dei più caratteristici dell’insieme del ciclo).
4. Natività e Adorazione dei pastori (completamente leggibile).
5. Adorazione dei Magi (sparito, rimane la traccia di una groppa di cavallo).
6. Presentazione al Tempio e Circoncisione (molto degradato).
7.Strage degli Innocenti (sparito, ma segnalato nel 1863).


Galleria Ovest (Scheda 4):
1. Fuga in Egitto.
2. Gesù coi Dottori.
3. Le Nozze di Cana.
4. Annuncio alla Vergine della sua prossima morte, detto anche la Seconda Annunciazione (parte alta conservata in buono stato, ma i personaggi non sono più visibili).


I dipinti di Abondance sono stati realizzati con la tecnica “a fresco”, con finiture “a secco” realizzate a tempera.
È molto difficile datare con precisione i dipinti a causa della mancanza di documenti, dovuta anche alla loro dispersione in seguito alle vicende subite dall’abbazia nel corso dei secoli.
Si possono inserire genericamente nel vasto movimento culturale europeo che produsse quello che viene chiamato “stile gotico internazionale”. Altrettanto difficile è l’attribuzione delle pitture, per la quale ci si deve affidare a prove indirette e confronti con altre opere sicuramente attribuite.
Giacomo Jaquerio e Jean Bapteur sono i due pittori che hanno lavorato ad Abondance, ma è molto controversa l’attribuzione all’uno o all’altro delle varie scene. Di sicuro si sa solamente che entrambi lavorano per la corte sabauda nella prima metà del Quattrocento, proprio nella zona fra Ginevra e Thonon. Clément Gardet è lo studioso che più di ogni altro sostiene, attraverso confronti puntuali, l’attribuzione della maggior parte delle scene all’atelier di Jaquerio, mentre altri confronti avvicinerebbero le opere all’atelier di Bapteur.
Si rimanda alla bibliografia per la discussione critica.

Tipologia monumento:

Tipologia immagine: Affresco

Periodo artistico: x

Cronologia: XV sec.

Materiale informativo ed illustrativo:
Depliant “Cenni storici dell’Abbazia di Abondance” in varie lingue. Ciclostilato in proprio. Senza data.
Depliant dell’Ufficio del Turismo «Villes et Pays d’Art et d’Histoire» Région Rhône-Alpes.

Note storiche:

La leggenda attribuisce a San Colombano, irlandese, la fondazione dell’abbazia, ma la data, seppure incerta, è da porre probabilmente nel 1043 quando Luigi, della potente famiglia dei Féternes, dona la vallata ai Canonici dell’Abbazia di St. Maurice d’Agaune.


Al 1108 è datato il Codice di fondazione del Priorato a cura di Herluin.


Intorno al 1140 il priorato diventa abbazia e si procede alla costruzione della prima chiesa e del primo chiostro.


La costruzione dell’abbazia si protrae probabilmente dal 1275 al 1355.
Nel 1430 un arbitraggio del duca sabaudo Amedeo VIII decreta la fine dell’autonomia della vallata.
Probabilmente a quest’epoca risale la commissione degli affreschi a Jaquerio o a Bapteur, che erano i pittori di corte del Duca sabaudo.


Nel 1440 l’abbazia subisce un primo grave incendio e nel 1475 viene occupata dai Vallesi.


Una nuova invasione vallese da parte dei protestanti di Berna avviene nel 1536, ma con il trattato di Cateau Cambrésis Abondance ritorna ai Savoia.


Nel 1633 un altro grave incendio devasta l’abbazia: vengono distrutti il nartece e parte della navata.


Sarà il cardinale Maurizio di Savoia che farà edificare la parte del monastero.


Nel 1761 il papa manda via dall’abbazia i Foglianti che ivi erano stati insediati da San Francesco di Sales nel 1607 al posto dei Canonici.
Nel 1792 i francesi entrano in Savoia, la quale diventa dipartimento del Monte Bianco e Lémano, e costringono alla fuga i parroci e i sacerdoti della zona, mentre altri vengono fucilati a Thonon.
Nel 1795 l’abbazia viene venduta con i suoi beni, mentre J.F. Blanc ricopia gli archivi.
Nel 1836 il canonico Sallavuard ricompra il monastero e vi installa le scuole, il palazzo municipale e il presbiterio. Il Vicario, nel 1839, fa ridipingere la chiesa e fa restaurare l’organo, poi, nel 1898, monsignor Issard benedice la prima pietra della ricostruzione della facciata e dell’ingresso della navata.


Solo nel 1905 viene ricollocato l’organo sulla tribuna.
Nel 1986 vengono installate tre vetrate dedicate a San Francesco di Sales, al Beato Ponce de Faucigny e al Beato Jean d’Abondance.

Bibliografia:
– A.M. Brizio, La pittura in Piemonte, Paravia, Torino 1942.
– M. Roques, Les Peintures du sud-est de la France (tesi), Picard, Paris 1961.
– C. Gardet, La peinture du Moyen-Age en Savoie 1965.
– AA.VV., Jaquerio e il gotico internazionale, Catalogo della Mostra, Torino 1979.
– AA.VV., Fresques et peintures murales en pays de Savoie, Société savoisienne d’histoire et d’archéologie, Chambery 1988.
– J.-M. Benand, Abondance. Les peintures murales du cloitre de l’abbaye. Edizione La Fontaine de Siloé. Montmélian Cedex 2000.

Url: http://www.abbaye-abondance.org

Email: info@abbaye-abondance.org

Note:
– E. Castelnuovo, «Affreschi gotici francesi», Paragone n.63, Firenze 1955.
– L. Mallè, «Elementi di cultura francese nella pittura gotica tarda in Piemonte», Scritti di storia dell’arte in onore di Lionello Venturi, vol.II, Roma 1956.
– C. Gardet, «Les fresques d’Abondance», La Revue Savoisienne, Académie florimontane, Annecy 1976.
– E. Castelnuovo, «Les fresques du cloître d’Abondance», Amédée VIII – Félix V premier duc de Savoie et pape (1383-1451), Bibliothéque historique vudoise, n103, Lausanne 1992.
– «Les peintures du cloître de l’abbaye d’Abondance» in Moyen-age n.67, nov.-déc. 2008

Fruibilità:

Il chiostro è accessibile al pubblico con orari diversi secondo le stagioni.


Chiusura 25 dicembre, 1° gennaio e dalla fine delle vacanze di Ognissanti all’inizio delle vacanze di Natale.

Rilevatore: Patrizia Figura

Data ultima verifica sul campo: 2007-11-30T00:00:00

ABONDANCE (Rhones Alpes – Francia), Abbazia di Notre-Dame de l’Assomption – Scheda 1.

Localizzazione e recapiti:

L’Abbazia sorge nella Valle di Abondance, nella regione francese di Rhône – Alpes, 930 slm, montagna, alla confluenza di due fiumi, la Drance e la Maléve; dista 27 Km. da Thonon-les Bains e 13 Km. dal confine svizzero.


Abondance è capoluogo del cantone con lo stesso nome. 74360 Abondance, tel./fax: 04 50 81 60 54.

Descrizione:

Gli affreschi del Chiostro rappresentano scene della vita della Vergine e di Gesù e ornano le strutture ad arco del chiostro, sopravvissute a incendi e vandalismi.


Le strutture dipinte misurano cm 375 di larghezza e cm 298 di altezza. Di 24 o 25 scene che decoravano il chiostro ne restano solo 6, altre 12 non possono essere identificate con certezza.


Galleria Nord (Scheda 1):
Ne resta solo un breve tratto con la porta, detta della Vergine, che permetteva ai religiosi di accedere alla chiesa dal chiostro.


Galleria Est (Scheda 2):
1. Matrimonio di Gioacchino e Anna (sparito?).
2. Annuncio a Gioacchino della nascita di Maria o Gioacchino tra i pastori (sopravvivono poche tracce. La scena è documentata ancora nel 1931).
3. Incontro di Anna e Gioacchino alla Porta d’Oro (sparito, ma non c’è alcuna prova della sua esistenza).
4. La Nascita della Vergine.
5. La Presentazione di Maria al Tempio (questi due molto degradati già nel 1889).
6. Tracce di pittura attorno a una statua della Vergine in maestà, quindi anteriori a essa.


Galleria Sud (Scheda 3):
1. Matrimonio della Vergine (quasi totalmente cancellato).
2. Annunciazione (stato eccellente nella parte superiore).
3. Visitazione (in buono stato, uno dei più caratteristici dell’insieme del ciclo).
4. Natività e Adorazione dei pastori (completamente leggibile).
5. Adorazione dei Magi (sparito, rimane la traccia di una groppa di cavallo).
6. Presentazione al Tempio e Circoncisione (molto degradato).
7.Strage degli Innocenti (sparito, ma segnalato nel 1863).


Galleria Ovest (Scheda 4):
1. Fuga in Egitto.
2. Gesù coi Dottori.
3. Le Nozze di Cana.
4. Annuncio alla Vergine della sua prossima morte, detto anche la Seconda Annunciazione (parte alta conservata in buono stato, ma i personaggi non sono più visibili).


I dipinti di Abondance sono stati realizzati con la tecnica “a fresco”, con finiture “a secco” realizzate a tempera.
È molto difficile datare con precisione i dipinti a causa della mancanza di documenti, dovuta anche alla loro dispersione in seguito alle vicende subite dall’abbazia nel corso dei secoli.
Si possono inserire genericamente nel vasto movimento culturale europeo che produsse quello che viene chiamato “stile gotico internazionale”.


Altrettanto difficile è l’attribuzione delle pitture, per la quale ci si deve affidare a prove indirette e confronti con altre opere sicuramente attribuite.
Giacomo Jaquerio e Jean Bapteur sono i due pittori che hanno lavorato ad Abondance, ma è molto controversa l’attribuzione all’uno o all’altro delle varie scene.


Di sicuro si sa solamente che entrambi lavorano per la corte sabauda nella prima metà del Quattrocento, proprio nella zona fra Ginevra e Thonon.


Clément Gardet è lo studioso che più di ogni altro sostiene, attraverso confronti puntuali, l’attribuzione della maggior parte delle scene all’atelier di Jaquerio, mentre altri confronti avvicinerebbero le opere all’atelier di Bapteur.
Si rimanda alla bibliografia per la discussione critica.

Tipologia monumento:

Tipologia immagine: Affresco

Periodo artistico: x

Cronologia: XV sec.

Materiale informativo ed illustrativo:
 – Depliant “Cenni storici dell’Abbazia di Abondance” in varie lingue. Ciclostilato in proprio. Senza data.
 – Depliant dell’Ufficio del Turismo «Villes et Pays d’Art et d’Histoire» Région Rhône-Alpes.

Note storiche:

La leggenda attribuisce a San Colombano, irlandese, la fondazione dell’abbazia, ma la data, seppure incerta, è da porre probabilmente nel 1043 quando Luigi, della potente famiglia dei Féternes, dona la vallata ai Canonici dell’Abbazia di St. Maurice d’Agaune.


Al 1108 è datato il Codice di fondazione del Priorato a cura di Herluin. Intorno al 1140 il priorato diventa abbazia e si procede alla costruzione della prima chiesa e del primo chiostro.


La costruzione dell’abbazia si protrae probabilmente dal 1275 al 1355.
Nel 1430 un arbitraggio del duca sabaudo Amedeo VIII decreta la fine dell’autonomia della vallata.
Probabilmente a quest’epoca risale la commissione degli affreschi a Jaquerio o a Bapteur, che erano i pittori di corte del Duca sabaudo.


Nel 1440 l’abbazia subisce un primo grave incendio e nel 1475 viene occupata dai Vallesi.


Una nuova invasione vallese da parte dei protestanti di Berna avviene nel 1536, ma con il trattato di Cateau Cambrésis Abondance ritorna ai Savoia.


Nel 1633 un altro grave incendio devasta l’abbazia: vengono distrutti il nartece e parte della navata.


Sarà il cardinale Maurizio di Savoia che farà edificare la parte del monastero.


Nel 1761 il papa manda via dall’abbazia i Foglianti che ivi erano stati insediati da San Francesco di Sales nel 1607 al posto dei Canonici.
Nel 1792 i francesi entrano in Savoia, la quale diventa dipartimento del Monte Bianco e Lémano, e costringono alla fuga i parroci e i sacerdoti della zona, mentre altri vengono fucilati a Thonon.
Nel 1795 l’abbazia viene venduta con i suoi beni, mentre J.F. Blanc ricopia gli archivi.
Nel 1836 il canonico Sallavuard ricompra il monastero e vi installa le scuole, il palazzo municipale e il presbiterio. Il Vicario, nel 1839, fa ridipingere la chiesa e fa restaurare l’organo, poi, nel 1898, monsignor Issard benedice la prima pietra della ricostruzione della facciata e dell’ingresso della navata.


Solo nel 1905 viene ricollocato l’organo sulla tribuna.
Nel 1986 vengono installate tre vetrate dedicate a San Francesco di Sales, al Beato Ponce de Faucigny e al Beato Jean d’Abondance.

Bibliografia:
– A.M. Brizio, La pittura in Piemonte, Paravia, Torino 1942.
– M. Roques, Les Peintures du sud-est de la France (tesi), Picard, Paris 1961.
– C. Gardet, La peinture du Moyen-Age en Savoie 1965.
– AA.VV., Jaquerio e il gotico internazionale, Catalogo della Mostra, Torino 1979.
– AA.VV., Fresques et peintures murales en pays de Savoie, Société savoisienne d’histoire et d’archéologie, Chambery 1988.
– J.-M. Benand, Abondance. Les peintures murales du cloitre de l’abbaye. Edizione La Fontaine de Siloé. Montmélian Cedex 2000.

Url: http://www.abbaye-abondance.org

Email: info@abbaye-abondance.org

Note:

Articoli e recensioni:


– E. Castelnuovo, «Affreschi gotici francesi», Paragone n.63, Firenze 1955.
– L. Mallè, «Elementi di cultura francese nella pittura gotica tarda in Piemonte», Scritti di storia dell’arte in onore di Lionello Venturi, vol.II, Roma 1956.
– C. Gardet, «Les fresques d’Abondance», La Revue Savoisienne, Académie florimontane, Annecy 1976.
– E. Castelnuovo, «Les fresques du cloître d’Abondance», Amédée VIII – Félix V premier duc de Savoie et pape (1383-1451), Bibliothéque historique vudoise, n103, Lausanne 1992.
– «Les peintures du cloître de l’abbaye d’Abondance» in Moyen-age n.67, nov.-déc. 2008

Fruibilità:

Il chiostro è accessibile al pubblico con orari diversi secondo le stagioni.


Chiusura 25 dicembre, 1° gennaio e dalla fine delle vacanze di Ognissanti all’inizio delle vacanze di Natale.

Rilevatore: Patrizia Figura

Data ultima verifica sul campo: 2007-11-30T00:00:00

PIANEZZA (To). Pieve di San Pietro. Scheda 3

Si raggiunge Pianezza (325 slm) da Torino (Km. 13) percorrendo la statale n.24 oppure con i mezzi pubblici: pullman linea 32 e 34.
La Pieve si trova in via Maria Bricca.
Il termine “Pieve” nell’antichità indicava la comunità dei fedeli, in seguito designò l’edificio e il territorio in cui si era stanziata la comunità. L’abside, la volta e parte delle navate laterali sono affrescate da Giacomo Jaquerio e dalla sua scuola.

Descrizione:

La Pieve è il monumento più antico di Pianezza, la costruzione risale alla metà del XII secolo.
Sorge su un sito destinato al culto fin dall’antichità, ricco di reperti romani. E’ tipico delle Pievi del triangolo Asti-Torino-Casale  sorgere  su templi o edicole pagane. La costruzione si trova a strapiombo sulla Dora, lungo la cui riva correva la Via Francigena.
La struttura della Pieve è a navata unica. La facciata è a capanna, ripartita da quattro lesene, ornata da archetti pensili sotto il profilo del tetto. Un arco in mattoni  sovrasta il portale, sostenuto da piedritti in cui le fasce di mattoni si alternano a quelle in pietra, formando un motivo decorativo semplice ma elegante.
Nel periodo gotico la Pieve fu ampliata col rifacimento dell’abside e l’aggiunta delle navate laterali. L’arretramento della navata destra, determinato dal crollo dello spigolo in prossimità del fiume per un probabile cedimento del terreno, non disturba l’equilibrio asimmetrico indotto dalla posteriore costruzione della facciata sinistra, gotica e chiusa sotto il tetto da una fascia di archetti trilobati in laterizio. Un rosone in marmo bianco, finemente traforato e fasciato da rossi motivi floreali in cotto, decora la parte sinistra della facciata. Per la costruzione si è fatto largo uso dei vicini ciottoli di fiume, a volte disposti a lisca di pesce.
La decorazione pittorica fu iniziata da Giacomo Jaquerio e dalla sua scuola nei primi decenni del 1400. La mano del maestro si evidenzia nella parete dell’abside con la Crocifissione e con le figure della Vergine, di San Giovanni, della Maddalena ed altre sante (scheda 1).
L’opera degli allievi si riconosce negli Apostoli del sottarco, negli Evangelisti della volta e nell’Annunciazione. Le storie di San Pietro e San Giovanni Battista, sulle pareti laterali, non più completamente leggibili, riprendono modelli utilizzati anche in altre opere. A Giacomo Jaquerio è attribuito anche il San Michele nel sottarco della navata sud (scheda 2).
La cappella di san Biagio è di altra mano meno felice. La cappella dei Provana, feudatari del luogo dal 1360, è affrescata da un pittore rinascimentale con scene della vita di San Giovanni Battista, delicati paesaggi e animali fantastici. La navata centrale conserva resti di affreschi fra cui un martirio di San Sebastiano attribuito a Aimone Duce (scheda 3).
Accanto al portale, un affresco cinquecentesco raffigura un santo protettore davanti ad un castello o ad una città in fiamme. E’ probabile che si riferisca ad un avvenimento locale.
Le vetrate istoriate dell’abside, il tabernacolo ligneo dipinto e il fonte battesimale sono stati trasferiti nei musei di Torino (G. Adorno – C. Bertolotto – A.R. Nicola- V. Parodi, Scoprire Pianezza, Tipografia FB, Alpignano 2003; Anna Maria Marcoccio, Pieve di San Pietro, Gli amici dell’Arte, Pianezza 2003).

Tipologia immagine: Affresco

Cronologia: XV sec.

Note storiche:

L’antica Pieve di san Pietro compare in un atto del 26 gennaio 1159 con cui Federico Barbarossa conferma a Carlo, vescovo di Torino, ampi diritti di giurisdizione pubblica sulla città e sul distretto che la circonda per dieci miglia, comprendendo Pianezza, il castello, la pieve e l’esercizio di ogni altro diritto riservato all’Imperatore (Gabotto-Barberis, Le carte dello Archivio Arcivescovile di Torino fino al 1310, BSSS 36, Pinerolo 1906, doc.24,p.31ss).

Dunque la pieve era nata prima, quando fu costruita non si sa con certezza.

Il male peggiore per la pieve fu la drammatica fine della  funzione per cui era nata, cioè luogo di culto per tutti i pianezzesi. Fu il famoso Marchese di Pianezza Giacinto Siriana che, per favorire la sua politica, si ingerì negli affari ecclesiastici del luogo e fece togliere alla Pieve ogni giurisdizione sui fedeli di Pianezza spostando la titolarità di parrocchia alla chiesa di San Paolo.

La pieve divenne presto un peso di inutile e costosa manutenzione e fu troppo facile utilizzarla come ricovero di attrezzi agricoli.

Nella prima metà del XIX secolo, alla pieve furono sottratte le cinquecentesche vetrate istoriate e collocate in una abitazione privata  del re d’Italia.

Lo studio del monumento avvenne solo nel corso del XX secolo e nella primavera del 2002, l’Amministrazione comunale ha fatto eseguire i restauri degli affreschi (G. Adorno – C. Bertolotto – A.R. Nicola- V. Parodi, Scoprire Pianezza, Tipografia FB, Alpignano 2003).

Bibliografia:
– G. Adorno – C. Bertolotto – A.R. Nicola- V. Parodi, Scoprire Pianezza, Tipografia FB, Alpignano 2003
– Anna Maria Marcoccio, Pieve di San Pietro, Gli amici dell’Arte, Pianezza 2003
– E. Olivero, L’antica Pieve di Pianezza, ricerche storico-artistiche, Torino1992
– F. De Caria, D. Taverna, La Pieve di San Pietro, Pianezza 1994

Note:

http://www.borgodipianezza.it/pieve2.htm
http://www.provincia.torino.it/turismo/cittarte/2002/pianezza.htm

http://www.comune.pianezza.to.it/compaginagt.asp?id=645&S=4922&C=1

Fruibilità:
La pieve è aperta in occasione della manifestazione Città d’Arte. Si può richiedere di visitarla previa telefonata all’ufficio cultura del comune di Pianezza (t. 0119670204- 0119670217).

Rilevatore: Francesca Barzan (francescabarzan@virgilio.it)

Data ultima verifica sul campo: 2008-12-30

PIANEZZA (To). Pieve di San Pietro. Scheda 1

Localizzazione e recapiti:

Si raggiunge Pianezza (325 slm) da Torino (Km. 13)  percorrendo la statale n.24 oppure con i mezzi pubblici: pullman linea 32 e 34.
La Pieve si trova in via Maria Bricca.
Il termine “Pieve” nell’antichità indicava la comunità dei fedeli, in seguito designò l’edificio e il territorio in cui si era stanziata la comunità. L’abside, la volta e parte delle navate laterali sono affrescate da Giacomo Jaquerio e dalla sua scuola.

Descrizione:

La Pieve è il monumento più antico di Pianezza, la costruzione risale alla metà del XII secolo. Sorge su un sito destinato al culto fin dall’antichità, ricco di reperti romani. E’ tipico delle Pievi del triangolo Asti-Torino-Casale  sorgere  su templi o edicole pagane. La costruzione si trova a strapiombo sulla Dora, lungo la cui riva correva la Via Francigena. La struttura della Pieve è a navata unica. La facciata è a capanna, ripartita da quattro lesene, ornata da archetti pensili sotto il profilo del tetto. Un arco in mattoni  sovrasta il portale, sostenuto da piedritti in cui le fasce di mattoni si alternano a quelle in pietra, formando un motivo decorativo semplice ma elegante.
Nel periodo gotico la Pieve fu ampliata col rifacimento dell’abside e l’aggiunta delle navate laterali. L’arretramento della navata destra, determinato dal crollo dello spigolo in prossimità del fiume per un probabile cedimento del terreno, non disturba l’equilibrio asimmetrico indotto dalla posteriore costruzione della facciata sinistra, gotica e chiusa sotto il tetto da una fascia di archetti trilobati in laterizio. Un rosone in marmo bianco, finemente traforato e fasciato da rossi motivi floreali in cotto, decora la parte sinistra della facciata. Per la costruzione si è fatto largo uso dei vicini ciottoli di fiume, a volte disposti a lisca di pesce.

La decorazione pittorica fu iniziata da Giacomo Jaquerio e dalla sua scuola nei primi decenni del 1400.

La mano del maestro si evidenzia nella parete dell’abside con la Crocifissione e con le figure della Vergine, di San Giovanni, della Maddalena ed altre sante. (scheda 1)

L’opera degli allievi si riconosce negli Apostoli del sottarco, negli Evangelisti della volta e nell’Annunciazione. Le storie di San Pietro e San Giovanni Battista, sulle pareti laterali, non più completamente leggibili, riprendono modelli utilizzati anche in altre opere. A Giacomo Jaquerio è attribuito anche il San Michele nel sottarco della navata sud. (scheda 2)

La cappella di san Biagio è di altra mano meno felice. La cappella dei Provana, feudatari del luogo dal 1360, è affrescata da un pittore rinascimentale con scene della vita di San Giovanni Battista, delicati paesaggi e animali fantastici. La navata centrale conserva resti di affreschi fra cui un martirio di San Sebastiano attribuito a Aimone Duce. (scheda 3)

Accanto al portale, un affresco cinquecentesco raffigura un santo protettore davanti ad un castello o ad una città in fiamme. E’ probabile che si riferisca ad un avvenimento locale.

Le vetrate istoriate dell’abside, il tabernacolo ligneo dipinto e il fonte battesimale sono stati trasferiti nei musei di Torino. (G. Adorno – C. Bertolotto – A.R. Nicola- V. Parodi, Scoprire Pianezza, Tipografia FB, Alpignano 2003; Anna Maria Marcoccio, Pieve di San Pietro, Gli amici dell’Arte, Pianezza 2003)

Tipologia monumento:

Tipologia immagine: Affresco

Periodo artistico: x

Cronologia: XV sec.

Materiale informativo ed illustrativo:
x

Note storiche:

L’antica Pieve di san Pietro compare in un atto del 26 gennaio 1159 con cui Federico Barbarossa conferma a Carlo, vescovo di Torino, ampi diritti di giurisdizione pubblica sulla città e sul distretto che la circonda per dieci miglia, comprendendo Pianezza, il castello, la pieve e l’esercizio di ogni altro diritto riservato all’Imperatore (Gabotto-Barberis, Le carte dello Archivio Arcivescovile di Torino fino al 1310, BSSS 36, Pinerolo 1906, doc.24,p.31ss).

Dunque la pieve era nata prima, quando fu costruita non si sa con certezza.

Il male peggiore per la pieve fu la drammatica fine della  funzione per cui era nata, cioè luogo di culto per tutti i pianezzesi. Fu il famoso Marchese di Pianezza Giacinto Siriana che, per favorire la sua politica, si ingerì negli affari ecclesiastici del luogo e fece togliere alla Pieve ogni giurisdizione sui fedeli di Pianezza spostando la titolarità di parrocchia alla chiesa di San Paolo.

La pieve divenne presto un peso di inutile e costosa manutenzione e fu troppo facile utilizzarla come ricovero di attrezzi agricoli.

Nella prima metà del XIX secolo, alla pieve furono sottratte le cinquecentesche vetrate istoriate e collocate in una abitazione privata  del re d’Italia.

Lo studio del monumento avvenne solo nel corso del XX secolo e nella primavera del 2002, l’Amministrazione comunale ha fatto eseguire i restauri degli affreschi (G. Adorno – C. Bertolotto – A.R. Nicola- V. Parodi, Scoprire Pianezza, Tipografia FB, Alpignano 2003).

Bibliografia:
– G. Adorno – C. Bertolotto – A.R. Nicola- V. Parodi, Scoprire Pianezza, Tipografia FB, Alpignano 2003
– Anna Maria Marcoccio, Pieve di San Pietro, Gli amici dell’Arte, Pianezza 2003
– E. Olivero, L’antica Pieve di Pianezza, ricerche storico-artistiche, Torino1992
– F. De Caria, D. Taverna, La Pieve di San Pietro, Pianezza 1994

Url: x

Email: unecon@unecon.org

Note:

http://www.borgodipianezza.it/pieve2.htm

http://www.provincia.torino.it/turismo/cittarte/2002/pianezza.htm

http://www.comune.pianezza.to.it/compaginagt.asp?id=645&S=4922&C=1

Fruibilità:

La pieve è aperta in occasione della manifestazione Città d’Arte.

Si può richiedere di visitarla previa telefonata all’ufficio cultura del comune di Pianezza (t. 0119670204- 0119670217).

Rilevatore: Francesca Barzan (francescabarzan@virgilio.it)

Data ultima verifica sul campo: 2008-12-30T00:00:00

PIANEZZA (To). Pieve di San Pietro. Scheda 2

Localizzazione e recapiti:

Si raggiunge Pianezza (325 slm) da Torino (13 Km.) percorrendo la statale n.24 oppure con i mezzi pubblici: pullman linea 32 e 34.
La Pieve si trova in via Maria Bricca.
Il termine “Pieve” nell’antichità indicava la comunità dei fedeli, in seguito designò l’edificio e il territorio in cui si era stanziata la comunità. L’abside, la volta e parte delle navate laterali sono affrescate da Giacomo Jaquerio e dalla sua scuola.

Descrizione:

La Pieve è il monumento più antico di Pianezza, la costruzione risale alla metà del XII secolo.
Sorge su un sito destinato al culto fin dall’antichità, ricco di reperti romani. E’ tipico delle Pievi del triangolo Asti-Torino-Casale  sorgere  su templi o edicole pagane. La costruzione si trova a strapiombo sulla Dora, lungo la cui riva correva la Via Francigena. La struttura della Pieve è a navata unica. La facciata è a capanna, ripartita da quattro lesene, ornata da archetti pensili sotto il profilo del tetto. Un arco in mattoni  sovrasta il portale, sostenuto da piedritti in cui le fasce di mattoni si alternano a quelle in pietra, formando un motivo decorativo semplice ma elegante.
Nel periodo gotico la Pieve fu ampliata col rifacimento dell’abside e l’aggiunta delle navate laterali. L’arretramento della navata destra, determinato dal crollo dello spigolo in prossimità del fiume per un probabile cedimento del terreno, non disturba l’equilibrio asimmetrico indotto dalla posteriore costruzione della facciata sinistra, gotica e chiusa sotto il tetto da una fascia di archetti trilobati in laterizio. Un rosone in marmo bianco, finemente traforato e fasciato da rossi motivi floreali in cotto, decora la parte sinistra della facciata. Per la costruzione si è fatto largo uso dei vicini ciottoli di fiume, a volte disposti a lisca di pesce.
La decorazione pittorica fu iniziata da Giacomo Jaquerio e dalla sua scuola nei primi decenni del 1400. La mano del maestro si evidenzia nella parete dell’abside con la Crocifissione e con le figure della Vergine, di San Giovanni, della Maddalena ed altre sante (scheda 1).
L’opera degli allievi si riconosce negli Apostoli del sottarco, negli Evangelisti della volta e nell’Annunciazione. Le storie di San Pietro e San Giovanni Battista, sulle pareti laterali, non più completamente leggibili, riprendono modelli utilizzati anche in altre opere. A Giacomo Jaquerio è attribuito anche il San Michele nel sottarco della navata sud (scheda 2).
La cappella di san Biagio è di altra mano meno felice. La cappella dei Provana, feudatari del luogo dal 1360, è affrescata da un pittore rinascimentale con scene della vita di San Giovanni Battista, delicati paesaggi e animali fantastici. La navata centrale conserva resti di affreschi fra cui un martirio di San Sebastiano attribuito a Aimone Duce (scheda 3).


Accanto al portale, un affresco cinquecentesco raffigura un santo protettore davanti ad un castello o ad una città in fiamme. E’ probabile che si riferisca ad un avvenimento locale.
Le vetrate istoriate dell’abside, il tabernacolo ligneo dipinto e il fonte battesimale sono stati trasferiti nei musei di Torino (G. Adorno – C. Bertolotto – A.R. Nicola- V. Parodi, Scoprire Pianezza, Tipografia FB, Alpignano 2003; Anna Maria Marcoccio, Pieve di San Pietro, Gli amici dell’Arte, Pianezza 2003).

Tipologia monumento:

Tipologia immagine: Affresco

Periodo artistico: x

Cronologia: XV sec.

Materiale informativo ed illustrativo:
x

Note storiche:

L’antica Pieve di san Pietro compare in un atto del 26 gennaio 1159 con cui Federico Barbarossa conferma a Carlo, vescovo di Torino, ampi diritti di giurisdizione pubblica sulla città e sul distretto che la circonda per dieci miglia, comprendendo Pianezza, il castello, la pieve e l’esercizio di ogni altro diritto riservato all’Imperatore ( Gabotto-Barberis, Le carte dello Archivio Arcivescovile di Torino fino al 1310, BSSS 36, Pinerolo 1906, doc.24,p.31ss).


Dunque la pieve era nata prima, quando fu costruita non si sa con certezza.


Il male peggiore per la pieve fu la drammatica fine della  funzione per cui era nata, cioè luogo di culto per tutti i pianezzesi. Fu il famoso Marchese di Pianezza Giacinto Siriana che, per favorire la sua politica, si ingerì negli affari ecclesiastici del luogo e fece togliere alla Pieve ogni giurisdizione sui fedeli di Pianezza spostando la titolarità di parrocchia alla chiesa di San Paolo.


La pieve divenne presto un peso di inutile e costosa manutenzione e fu troppo facile utilizzarla come ricovero di attrezzi agricoli.


Nella prima metà del XIX secolo, alla pieve furono sottratte le cinquecentesche vetrate istoriate e collocate in una abitazione privata  del re d’Italia.


Lo studio del monumento avvenne solo nel corso del XX secolo e nella primavera del 2002, l’Amministrazione comunale ha fatto eseguire i restauri degli affreschi (G. Adorno – C. Bertolotto – A.R. Nicola- V. Parodi, Scoprire Pianezza, Tipografia FB, Alpignano 2003).

Bibliografia:
– G. Adorno – C. Bertolotto – A.R. Nicola- V. Parodi, Scoprire Pianezza, Tipografia FB, Alpignano 2003
– Anna Maria Marcoccio, Pieve di San Pietro, Gli amici dell’Arte, Pianezza 2003
– E. Olivero, L’antica Pieve di Pianezza, ricerche storico-artistiche, Torino1992
– F. De Caria, D. Taverna, La Pieve di San Pietro, Pianezza 1994

Url: x

Email: unecon@unecon.org

Note:

http://www.borgodipianezza.it/pieve2.htm


http://www.provincia.torino.it/turismo/cittarte/2002/pianezza.htm


http://www.comune.pianezza.to.it/compaginagt.asp?id=645&S=4922&C=1

Fruibilità:
La pieve è aperta in occasione della manifestazione Città d’Arte. Si può richiedere di visitarla previa telefonata all’ufficio cultura del comune di Pianezza (t. 0119670204- 0119670217).

Rilevatore: Francesca Barzan (francescabarzan@virgilio.it)

Data ultima verifica sul campo: 2008-12-30T00:00:00

MONDOVI (Cn), Cappella di Santa Croce o di San Magno.

Localizzazione e recapiti:

Carta Touring Club Italiano 1:225000.


Si raggiunge Mondovì uscendo al casello di Mondovì dell’autostrada Torino – Savona, oppure da Cuneo percorrendo la statale 564.


La cappella si trova nella Borgata Santa Croce, sulla strada che collega Mondovì Piazza al santuario di Vicoforte.

Descrizione:

Le pareti della cappella e la volta a crociera sono interamente coperte da affreschi che rappresentano la vita di Cristo. Particolarmente interessante è la Salita al Calvario, sulla volta, che riproduce lo schema compositivo della Salita jaqueriana in S. Antonio di Ranverso: anche in S. Magno la scena ha inizio a sinistra con il gruppo delle pie donne e ha al centro la figura di Cristo, mentre lo sfondo è movimentato dalle lance.


Lo spazio  ristretto rispetto a Ranverso contribuisce a rendere la scena più statica e compressa.

Tipologia monumento:

Tipologia immagine: Affresco

Periodo artistico:

Gli affreschi secondo A. Griseri sarebbero opera di un pittore della cerchia di Giovanni Mazzucco, attivo fin dal 1454 e documentato ancora nel 1491; l’esecuzione dell’opera sarebbe quindi da collocarsi nella seconda metà del XV secolo.

Cronologia: XV sec.

Materiale informativo ed illustrativo:
Guida d’Italia del Touring Club Italiano, Piemonte, Milano 1976, pag. 276.

Note storiche:

Secondo alcune fonti, la cappella esisteva già nel 1297 e probabilmente apparteneva ad un convento di Domenicani, che si erano insediati a Mondovì fin dal 1247 fuori delle mura, e che nel 1395 si erano trasferiti sulla cima più alta del colle dove avevano edificato il nuovo convento e la grande chiesa di San Domenico che fu distrutta nel 1573 per far posto alla Cittadella.


La cappella era allora un piccolo spazio quadrato coperto con volta a crociera ogivale ed aperto sulla strada con arcata che probabilmente era chiusa solo con un cancello di legno.


Nei secoli XVII – XVIII venne ampliata sul davanti, protetta con un profondo portico e dotata del campanile trinagolare.


Semplice e ripetitivo il modello architettonico, molto diffuso nelle nostre campagne, è invece importantissimo il ciclo di affreschi che ricopre completamente lo spazio originario ed il sottarco di ingresso, specialmente per l’unità tematica, l’Esaltazione della Croce, e per la pregevole maestria dell’esecuzione che è ritenuta l’ultima fatica nota del maestro Antonio Dragone da Monteregale, che in una volta della vela lasciò due volte l’immagine del drago nero che era la sua firma.


Gli affreschi sono databili attorno al 1470.


Nella parete dietro l’altare è svolto il tema della Croce Vivente o "brachiale" tra S. Gregorio a sinistra e Bonaventura, non ancora santo, a destra. La rarissima iconografia, unica nel Monregalese, raffigura la croce a cui è appeso il Cristo che prolunga in forma di mano i suoi bracci: quella verticale, impugnando una chiave, apre la porta della "città celeste", il Paradiso; quella del braccio di destra pone una corona sulla testa della Chiesa di Cristo che ha alle spalle la Madonna; quella di sinistra infigge una spada nella testa incoronata della Sinagoga che cavalca un capro acefalo ed ha alle spalle Eva. Si ritiene che anche il braccio della croce infisso nel terreno, distrutto dall’altare barocco a parete, si prolungasse in una mano che scardinava la porta del Limbo, per liberare i giusti del tempo prima della Redenzione.


La complessa composizione è allegoria della supremazia della chiesa cattolica su quella ebraica ed espressione della violenta mentalità antisionista del Medioevo.


Nelle quattro vele della crociera saldate da vistosi crostoloni sono raffigurati il Cristo Pantocratore, la Flagellazione, la Salita al Calvario e la Deposizione dalla Croce, nella lunetta della parete di destra strumenti e simboli della Passione attorniano il Cristo che esce con il busto dal sepolcro con le braccia aperte, nella composizione abbastanza diffusa che è detta del Cristo di Pietà o anche Trofeo araldico delle Armi di Cristo; nella lunetta della parete di sinistra si dispiega una dinamicissima Resurrezione.


Altre raffigurazioni appaiono sulle due pareti laterali: una Madonna con Bambino tra i santi Pietro da Verona domenicano e Bernardino da Siena francescano, e sullo sfondo di una nicchia una delicata ed elegante S. Elena accanto alla croce ritrovata.


Una fascia che attraversa a mezza altezza le pareti laterali reca dei medaglioni rotondi con i busti degli Apostoli, sei per parte, collegati da bianchi cartigli con scritti i versetti del Credo, e nel sottarco di ingresso stanno, inquadrati in leggere edicole cuspidate, i santi Domenico e Stefano a sinistra e Francesco e Lorenzo a destra.

Bibliografia:

 – P. GASCO, (a cura di), Antichi affreschi del Monregalese, Cuneo 1965, pagg. 3-7, e Appendice a cura di G. RAINERI, p. 8.


 – A. GRISERI, Jaquerio e il realismo gotico in Piemonte, Torino 1965, pag. 134 n. 125.


 – N. CARBONERI, Antologia artistica del Monregalese, Torino 1971, pagg. 23-25.

Url: x

Note:
x

Fruibilità:
Per la visita occorre rivolgersi a una persona che risiede nelle vicinanze.

Rilevatore: Maria Gabriella Longhetti, Feliciano Della Mora

Data ultima verifica sul campo: 2008-12-01T00:00:00

PIOSSASCO (To), canonica della chiesa di S. Vito.

Localizzazione e recapiti:

Carta Touring Club Italiano 1:225000.

Piossasco si trova sulla statale 589 che collega Torino a Pinerolo passando per Orbassano e dista circa 32 chilometri dal centro del capoluogo piemontese.

 

La chiesa si trova in piazza S. Vito, nella frazione Piazza.

 

Canonica attigua alla chiesa ex parrocchiale; l’affresco si trova in un corridoio al secondo piano.

Descrizione:

Dei due affreschi sovrapposti, quello superiore rappresenta la Crocifissione, con a sinistra il gruppo delle pie donne insieme a Giovanni, e a destra soldati e altri spettatori.

La figura della donna all’estrema sinistra è ridotta alla sinopia per la caduta del colore.

L’affresco sottostante raffigura S. Cristoforo, S. Vito, S. Sebastiano e S. Antonio Abate; al centro è rappresentato lo stemma della famiglia dei Buris.

Tipologia monumento:

Tipologia immagine: Affresco

Periodo artistico:

Basandosi su questo dato, l’affresco,  che testimonia la permanenza del linguaggio jaqueriano si può datare agli anni intorno alla metà del secolo o di poco successivi; l’esecuzione viene attribuita a unpittore appartenente alla cerchia di Jaquerio.

Cronologia: XV sec.

Materiale informativo ed illustrativo:

Guida d’Italia del Touring Club Italiano, Piemonte, Milano 1976, pag. 360.

Note storiche:

Alla famiglia dei Buris apparteneva l’abate Gabriele, che dotò la chiesa della vasca battesimale, tuttora esistente, datata 1462.

Bibliografia:

 – A. GRISERI, Jaquerio e il realismo gotico in Piemonte, Torino 1965, pagg. 92-95.

 – E. CASTELNUOVO, Giacomo Jaquerio e l’arte nel ducato di Amedeo VIII, in E. CASTELNUOVO – G. ROMANO (a cura di), Giacomo Jaquerio e il gotico internazionale, Palazzo Madama aprile – giugno 1979, Torino 1979, pagg. 56-57.

 – G. MARTINATTO – F. MOTTURA, San Vito a Piossasco, Effatà editrice, Cantalupa 2004.

Url: x

Note:

L’affresco è stato restaurato nell’anno 2000 dalla restauratrice Barbara Rinetti.

Vedi anche la scheda in www.archeocarta.it:

http://www.archeocarta.it/pages/page.asp?c=document&id=485&p=TO

Fruibilità:

La chiesa di S. Vito è aperta saltuariamente al culto e dipende dalla parrocchia dei Santi Apostoli, sita in via Pinerolo 161.

Rilevatore: Rosanna Fenoglio, Maria Gabriella Longhetti

Data ultima verifica sul campo: 2008-12-05T00:00:00