DESCRIZIONE DEL PROGETTO
La produzione artistica di Giacomo Jaquerio è distribuita su un territorio che va dal Piemonte alla Savoia, in Francia, ed è ben individuato nell’arco temporale e logistico.
L’idea è dunque quella di raccogliere in un unico documento/strumento questa produzione artistica e metterlo a disposizione della comunità, che può così usufruirne sia per conoscenza che per studio.

Brevi note sulla vita di  Giacomo Jaquerio

Nasce a Torino intorno al 1375 ed ivi muore nel 1453. Sicuramente è stato il maggior rappresentante della pittura tardo gotica in Piemonte e non solo: infatti oltre che a Torino la sua attività si svolse in varie località della Savoia e a Ginevra.

Oggi lo definiremmo come figlio d’arte. La sua era una famiglia di pittori e sulle orme dei genitori divenne un artista di valore ed ebbe il merito di sfatare, almeno in parte, la credenza non del tutto infondata che l’arte piemontese abbia seguito con ritardo le correnti artistiche delle altre regioni italiane.

La sua produzione artistica fu sicuramente molto alta, ma non sono molte le opere a lui attribuite: alcune sono sicure molte altre invece vengono attribuite per deduzione.

È considerato tra le maggiori figure del XV secolo in Piemonte, per l’influenza che la sua produzione artistica ha lasciato su molti artisti tra i quali i maestri di Lanslevillard e Bramans. Visse fra Torino, Ginevra, Pinerolo e Fenis (Val d’Aosta).

Tra le sue opere: gli affreschi nel castello di Fenis (S.Giorgio, La Crocifissione, La Madonna di Misericordi, l’Annunciazione, i Santi); gli affreschi nel castello di Manta nel saluzzese (Nove prodi e nove eroine, Fontane de Jouvence); gli affreschi sulla parete sinistra in basso del presbiterio nonché la volta e le pareti della Sacrestia di Sant’Antonio di Ranverso (Calvario, Profeti, Storie di S.Biagio) e gli affreschi nella chiesa di San Pietro a Pianezza.

Le prime notizie certe sulla sua attività di pittore risalgono al 1401. In tale anno Jaquerio era impegnato in un lavoro presso un convento domenicano a Ginevra, in un affresco rappresentante gli “Ecclesiastici all’inferno” che firma “Haec depinxit Jacobus Jaqueri de civitate Taurini Pedemontio, anno Domini millesimo quatercentesimo primo” a noi noto tramite una copia su una miniatura del ‘500, in quanto l’originale è andato completamente distrutto.

Altra opera andata distrutta è quella, indicata dalle fonti, degli affreschi eseguiti su commissione dei Principi d’Acaja intorno al 1403 nel loro castello di Torino, ora Palazzo Madama; sempre per i d’Acaja dipinge ancora tra il 1407 e il 1418; nel 1411 lo troviamo impegnato al lavoro nel castello di Thonon e ancora nel 1425 per Amedeo VIII di Savoia.

Nel periodo al servizio di Amedeo VIII ebbe modo di conoscere importanti esponenti del gotico d’oltralpe: il pittore e miniatore Jean Bapteur di Friburgo, lo scultore Jean de Prindal ed altri ancora. Collaborò, inoltre, con il veneziano Gregorio Bono, figura di primissimo piano nel panorama del gotico internazionale. Un’altra certezza è data dai frammenti di affreschi strappati con figure di “Angeli Musicanti” (1410-1415 ca.) provenienti dalla cappella dei Maccabei addossata alla cattedrale di Ginevra, attualmente conservati nel Musée d’Art e d’Histoire di Ginevra.

Sono ancora da attribuire a Jaquerio due tavolette con “Storie di San Pietro” conservate al Museo Civico d’Arte Antica di Torino, datate 1410 ca., che facevano parte di un polittico verosimilmente realizzato per l’Abbazia di Novalesa. Inoltre, è molto probabile che della sua produzione facessero parte anche lavori di miniatura e, d’altronde, era all’epoca abbastanza usuale interessarsi anche di quest’arte. È unanimemente attribuita alla sua mano una “Crocefissione” a piena pagina (1420 ca.) nel messale del Vescovo Oger Moriset conservato nel Museo del tesoro della Cattedrale di Aosta.

Ma la vera ed inequivocabile mano del Maestro è attestata nel 1914 nel corso dei lavori di restauri della Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso.

Sulla parete sinistra del Presbiterio è collocata la rappresentazione della “Madonna in trono con il Bambino”, ai suoi piedi è inginocchiato l’Abate che ha commissionato il dipinto. L’affresco è dipinto su un pilastro, in mezzo a due finestre; subito sotto, come una fascia, sono rappresentate figure di profeti, al di sopra della testa di due di loro, rimossi gli stalli settecenteschi e uno strato di scialbo che coprivano quasi interamente la parete, è stata rinvenuta l’iscrizione che ha permesso di attribuire i cicli pittorici dell’interno della chiesa a Jaquerio ed infatti la scritta recita: “(picta) fuit ista capella p(er) manu(m) Jacobi Jaqueri de Taurino”.

Presupposti ed obiettivi del progetto

I presupposti per la realizzazione di quanto sopra sono:

  • la ricerca, l’individuazione e la documentazione di tutta la produzione artistica di Giacomo Jaquerio,
  • la mappatura della stessa e sua collocazione in uno strumento di facile consultazione (secondo uno schema già collaudato),
  • la progettazione e realizzazione di un sito internet che raccolga tutto il materiale individuato, per la messa in rete a disposizione degli utenti della rete (Museo Virtuale),
  • la progettazione e realizzazione di un opuscolo divulgativo del progetto per portarlo a conoscenza di studiosi, appassionati e studenti, a corredo di una piccola mostra documentaria che presenti la produzione artistica di Giacomo Jaquerio.

Per commenti, integrazioni e collaborazioni, scrivere a: info@afom.it

Nota importante:
Il Museo Virtuale Giacomo Jaquerio è realizzato con esclusivo intento informativo e senza alcun scopo di lucro.

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