RIVALTA DI TORINO (To), Chiesa SS. Vittore e Corona.

Fuori dal centro storico, arrivando da Rivoli prendere la SP 143 in direzione Rivalta, alla prima rotatoria che s’incontra svoltare alla quarta uscita che conduce in via S. Vittore, proseguire per circa 300 metri fino a trovarsi sulla propria destra la Chiesa e il campanile.

Tipologia dell’edificio:
Chiesa di epoca romanica, a pianta rettangolare, absidata ed ornata in facciata da un semplice motivo con due coppie di archetti semicircolari che terminano le lesene, a cui viene poi addossato il portico d’ingresso. Sul lato sud si erge il campanile, con lesene angolari, terminante con il vano delle campane, aperto verso i quattro punti cardinali.

Tipologia dell’opera:
Ciclo di affreschi della prima e della seconda metà del XV secolo, una particolare Madonna che allatta, una natura morta di carattere liturgico e il motivo decorativo della cornice.

Descrizione:
La produzione degli affreschi quattrocenteschi s’inserisce all’interno del gotico internazionale e alcuni elementi fanno riferimento alla produzione del chierese Guglielmetto Fantini per le figure degli «iperbolici nasi fratturati e tali maschere della demenza bestiale» come anche « le barbe appuntite, i cappelli eccentrici […] un’antologia unica, per il realismo teatrato» di Giacomo Jaquerio nella precettoria di S. Antonio di Ranverso. (Gallo, 2003, p. 62).
Entrando nell’abside, a destra, sul piedritto dell’arco trionfale si trova la Madonna colta nell’atto di spruzzare il latte in bocca al Bambino, che si agita vivacemente, protetto dal mantello scuro, come in una nicchia. Alle spalle della Vergine è visibile una struttura architettonica, di due bifore gotiche, che si slanciano verso l’alto. Queste figure sono state attribuite da Augusta Lange ad un abile maestro ispirato ai modelli jaqueriani, per il trattamento delle vesti e per l’esecuzione dello sfondo architettonico (Gallo, 2003, p. 69).
Proseguendo verso sinistra nello sguancio sinistro della finestrella, che si apre tra San Paolo e il gruppo di apostoli di destra, si trova la natura morta di carattere liturgico: sono presenti due piccole ampolle per l’Eucarestia, un rotolo di pergamena, un aspensorio, una candela con due monete, il libro dei Vangeli ed una scatoletta per le ostie. Lo stesso motivo, leggermente variato, si ritrova nella cappella del castello di Fénis in Valle d’Aosta, che conserva opere di scuola jaqueriana (Gallo, 2003, pp. 68-69).
Dietro le ampolle ci sono delle piccole candele e un cero votivo, riposto diagonalemente e dipinto ancora fumante con tutte le gocce della colatura della cera. Lungo l’asta del cero si vedono delle monete conficcate, poste in sequenza verticale. Osservandole con un forte ingrandimento risulta riconoscibile anche il loro conio […] Queste monete sono del tempo di Ludovico di Savoia (1434-1465)(Malafronte, 2008, pp. 83-84-85).
Inoltre la pregevole fascia decorativa a motivi cosmateschi, a tessere alternate bianche e nere, sullo sfondo bordeaux, che corre sopra la teoria degli apostoli, dividendola dal catino absidale e sulla volta, contornandola lateralmente, conduce allo stesso ambito culturale. Infatti esempi analoghi si trovano a Sant’Antonio di Ranverso, a Fénis, nel presbiterio di Pianezza, e nel chiostro dell’Abbazia di Abondance (Donato, in Canavesio W. et alii (a cura di), Jaquerio e le arti del suo tempo, Società Piemontese di Archeologia e Belle Arti, Torino 2000).

Tipologia immagine: Affresco

Cronologia: XV sec.

Articoli e Recensioni:
– P. Malafronte, Gli affreschi di San Vittore a Rivalta di Torino, Tesi di laurea rel. G. Romano, Università degli studi di Torino – Facoltà di Lettere e Filosofia, a.a. 2007-2008
– G. Pedrani, Gli ex voto di San Vittore. Storie di grazia e devozione, Alzani Editore, 2007
– E. Castelnuovo, L’arte e gli artisti ai tempi di Amedeo VIII in E. Pagella, E. Rossetti Brezzi, E. Castelnuovo, Corti e città. Arte del Quattrocento nelle Alpi occidentali, Skira, 2006, pp. 163-171
– L. Gallo, Gli affreschi quattrocenteschi della Chiesa dei Santi Vittore e Corona di Rivalta di Torino,in Bollettino S.P.A.B.A.,nuova serie LIV-LV, 2003-2004, pp. 53-82
– AA.VV. Il Piemonte Paese per Paese, Rivalta di Torino, in La Grande Enciclopedia della tua Regione, n. 94, 2003, p. 167
– Tesori del Piemonte, Rivalta di Torino. Guida ritratto della città, Editris, Torino, 2002
– A. Lange, Gli affreschi di San Vittore di Rivalta Torinese, in Bollettino S.P.A.B.A.,n.s.XXXV-XXXVII, 1981-1983

Note storiche:
La chiesa romanica di inizio XI secolo è passata in possesso di molti personaggi fino a far parte dell’Abbazia cistercense di Rivalta.
Rifacimenti e sovrapposizioni successivi hanno stravolto l’originaria struttura: nel periodo barocco (fine XVII sec.) viene ampliata con due cappelle laterali simmetriche, due nicchie destinate ad ospitare altari minori e il portico in facciata, sulla quale è dipinto un San Vittore a cavallo con corazza, datato 1706.
Durante l’epidemia di colera del 1833 le pareti interne vengono ricoperte da un intonaco rosa, occultando  gli affreschi quattrocenteschi.
Sulla parete destra è stato recuperato il ciclo di affreschi raffigurante il martirio dei due Santi Titolari, che ricorda nel trattamento espressivo gli affreschi della Chiesa di San Giovanni ai Campi di Piobesi firmati da Giovanni Beltrami; mentre sulla parete sinistra il San Sebastiano, con abiti da cavaliere, si può confrontare con il San Vito di San Pietro in Pianezza.
Sono inoltre raffigurati San Martino, San Bernardino, un Santo Vescovo e San Giovanni Battista.
Nel catino absidale la decorazione presenta al centro il Cristo Pantocratore in mandorla circondato dai simboli degli Evangelisti e la teoria degli Apostoli ai suoi piedi.
Nella parte bassa del catino spiccano le figurei di San Vittore e di Santa Corona.
Sull’altare barocco è custodito in una nicchia, dietro la piccola pala, la statua del San Vittore che ogni anno viene portata in solenne processione alla chiesa parrocchiale.

Bibliografia:
– E. Pagella, E. Rossetti Brezzi, E. Castelnuovo, Corti e città. Arte del Quattrocento nelle Alpi occidentali, Skira, 2006
– S. Baiocco, Il procedere degli studi sulla cultura jaqueriana, in W. Canavesio (a cura di), Jaquerio e le arti del suo tempo, Beinasco 2000
– L. Bollosi, recensione della mostra Giacomo Jaquerio e il gotico internazionale in “Prospettiva”, n.20, gennaio 1980, pag. 92
– E. Castelnuovo, G. Romano (a cura di), Giacomo Jaquerio e il Gotico Internazionale, catalogo della mostra , Torino 1979
– A. Griseri, Jaquerio e il realismo gotico in Piemonte, Torino, 1965

Note:
I restauri degli affreschi delle pareti laterali destra e sinistra sono stati eseguiti dal laboratorio Nicola di Aramengo (1998).
I restauri degli affreschi dell’abside (1996-1997), dell’affresco della facciata (2002) e dell’altare barocco (2000)sono stati eseguiti dal laboratorio Rava di Torino.
Gli interventi suddetti sono realizzati grazie al contributo della Regione Piemonte, del Comune di Rivalta di Torino e dell’Associazione “Partita di San Vittore”.
La stessa Associazione che cura le tradizionali manifestazioni in onore del Santo Patrono (maggio), denominate “La Sagra di San Vittore” si è anche occupata, negli ultimi anni di vari interventi di salvaguardia, studio, promozione e restauro nonché della conservazione dei 140 ex voto di proprietà della Cappella.

Fruibilità: visita su appuntamento: contattare l’Associazione Partita di San Vittore (tel. 011-9091186).

Rilevatore: Marina Fresia, Giulio Pedrani

Data ultima verifica sul campo: 2009-08-21

CHIERI (To), Battistero della Collegiata di Santa Maria della Scala.

Istituto geografico De Agostini, Atlante stradale d’Italia, foglio 21.

Chieri si trova sulla statale 10, a circa 18 chilometri da Torino, ed è raggiungibile anche uscendo al casello di Santena dell’autostrada Torino-Asti-Piacenza.

La Collegiata è situata in una piazza attigua a via Balbo, una traversa della centrale via Vittorio Emanuele II.

Descrizione: L’opera considerata si trova nel battistero annesso alla Collegiata.

Il ciclo della Passione è affrescato sul tamburo della cupola del battistero.

Il battistero, a pianta ottagonale, è esterno al corpo della chiesa, a cui è collegato. Sul tamburo della cupola sono rappresentate le scene della Passione di Cristo, entro archi a sesto acuto.

La narrazione ha inizio con la Resurrezione di Lazzaro e l’Entrata a Gerusalemme, prosegue in senso orario in quattordici riquadri, e culmina con la Crocifissione; ogni lato dell’ottagono contiene due scene, mentre la Crocifissione occupa un intero spazio.

La resa realistica ed espressionistica di alcuni personaggi, dai tratti caricati fino alla deformità, come nella scena di Cristo deriso o nella Crocifissione, sembra derivare direttamente dalla Salita al Calvario jaqueriana di S. Antonio di Ranverso.

Tipologia immagine: Affresco

Cronologia: XV sec.

Materiale informativo ed illustrativo:
Guida d’Italia del Touring Club Italiano, Torino e Valle d’Aosta, Milano 19765, pagg. 170-174.

Note storiche:

Il battistero fu costruito tra il V e il VI secolo, contestualmente alla chiesa adiacente, con materiale di recupero proveniente da un edificio romano, di cui oggi esistono alcuni resti nel piano sotterraneo.

Nel 1037 il vescovo di Torino Landolfo volle fondare una nuova chiesa dedicandola alla Vergine; anche il battistero fu interessato da questa opera di rinnovamento.

L’edificio attuale della Collegiata (impropriamente chiamata duomo), costruito sul sito della chiesa di Landolfo, venne iniziato nel 1405 e consacrato nel 1436.

Il battistero, che non fu interessato da questa ricostruzione, nel 1432 passò sotto il patronato della famiglia chierese dei Tana, che diede inizio a una importante trasformazione: il pavimento venne rialzato di circa un metro, la costruzione venne sopraelevata, fu costruita la cupola, inglobata esternamente nel tiburio coronato da pinnacoli.

In questa occasione il pittore chierese Guglielmetto Fantini (attivo tra il 1422 e il 1466) e la sua bottega affrescarono le scene della Passione sul tamburo della cupola; l’esecuzione degli affreschi risale quindi agli anni immediatamente successivi al 1432. Alla famiglia Tana si deve anche la commissione del fonte battesimale e del polittico con la Natività tra S. Giovanni e S. Tommaso, databili agli inizi del XVI secolo.
A Guglielmetto Fantini sono ora riconosciute opere in precedenza attribuite al cosiddetto Maestro di Pecetto, il cui nome convenzionale derivava dagli affreschi su una volta della chiesa di S. Sebastiano a Pecetto.

La figura del pittore chierese è stata identificata grazie alla firma da lui apposta sul trittico raffigurante la Madonna con Bambino, S. Giovanni Evangelista e S. Francesco d’Assisi, conservato al Museo Civico d’Arte Antica di Torino, forse commissionato dalla famiglia Tana per una loro cappella nella Collegiata di Chieri.

L’affinità della cultura di Guglielmetto Fantini con quella di Jaquerio è spiegabile con la presenza, documentata dalle fonti, del maestro torinese a Chieri.

Bibliografia:

– G. ROMANO, Scheda 11, in E. CASTELNUOVO – G. ROMANO (a cura di), Giacomo Jaquerio e il gotico internazionale, Palazzo Madama aprile – giugno 1979, Torino 1979, pagg. 185-187 (notizie sugli affreschi all’interno della scheda sul Compianto sul Cristo morto).
– M. DI MACCO – G. ROMANO, (a cura di), Arte del Quattrocento a Chieri. Per i restauri nel Battistero, Torino 1988.
– D. BIANCOLINI – G. PANTO’ (a cura di), Il Battistero di Chieri tra archeologia e restauro, Torino 1994.
– S. BAIOCCO – S. CASTRONOVO – E. PAGELLA, Arte in Piemonte. Il Gotico, Ivrea 2003, pagg. 120-123.
– S. BAIOCCO, Scheda 96, Scheda 97, Scheda 98, in E. PAGELLA – E. ROSSETTI BREZZI – E. CASTELNUOVO, Corti e città. Arte del Quattrocento nelle Alpi occidentali, Torino 7 febbraio – 14 maggio 2006, Milano 2006, pagg. 169-170 (notizie sul pittore all’interno delle schede dedicate ad alcune sue opere).
– A. BOSIO, Memorie storico-religiose del Duomo di Chieri; pag. 125;
– Augusto CAVALLARI MURAT, Antologia monumentale di Chieri, Istituto Bancario San Paolo di Torino, Torino 1969.

Battistero e Campanile si rinnovano per fungere da timbri significanti nell’arte e nella vita accanto al Duomo. II, 5, pagg. 34-37, vedi allegato.

Url: http://www.carreumpotentia.it

Email: sportelloturistico@comune.chieri.to.it

Note: I restauri iniziati nel 1964 hanno eliminato l’intonaco che copriva le pareti del battistero, e sotto il pavimento hanno portato alla luce resti romani e paleocristiani, insieme a una vasca battesimale del VII secolo, appartenente alla costruzione primitiva.

I restauri eseguiti negli anni ’80 hanno interessato gli affreschi e le strutture murarie, e hanno contribuito a ricostruire le vicende storiche del battistero.

Fruibilità:
La Collegiata e il battistero seguono un orario di apertura diurno, con chiusura nelle ore del primo pomeriggio.

Rilevatore: Maria Gabriella Longhetti

Data ultima verifica sul campo: 2008-12-21T00:00:00

Allegato: battistero-collegiata.pdf

CHIERI (To), Duomo, Cappella Gallieri.

Centro storico, Piazza Duomo, all’interno del complesso del Duomo, alla base del campanile.
All’interno della cattedrale cittadina finita di costruire probabilmente dall’architetto Bernardo da Venezia nel 1437, a lato del presbiterio si trova il campanile, costruito dopo il 1365, alla cui base la famiglia Gallieri ha fatto edificare la propria cappella funeraria fra il 1414 e il 1418.

Descrizione: Ciclo di affreschi delle storie di San Giovanni Battista, evangelisti e personaggi biblici.

Il ciclo di affreschi si articola in 18 scene, che iniziano dalla parete di fronte all’ingresso, in alto con l’Annuncio dell’angelo a Zaccaria e la Visitazione di Maria ad Elisabetta per poi proseguire verso destra con la Natività del Battista e la Circoncisione.

Seguendo la cronologia del Santo, sulla parete dell’ingresso è stato affrescato San Giovanni che prega penitente nel deserto e successivamente mentre predica alla popolazione.
Le storie continuano sulla parete di fronte con il Battesimo dei seguaci nel fiume Giordano e con la scena, purtroppo molto rovinata, della Conversazione di Giovanni con altri personaggi. Sulla stessa parete si trova la presentazione al popolo di Gesù come Messia che viene a farsi battezzare.

chieri_duomoARCHEOCARTANella nicchia ricavata nel muro per il monumento sepolcrale di Guglielmo Gallieri è affrescato l’Agnus Dei in un tondo dell’abside e ai lati le scene del battesimo di Cristo e la Condanna di Giovanni ad Erode.
Segue l’imprigionamento del Battista nella fortezza di Macheronte, mentre nell’sottarco dell’ingresso sono raffigurate le due scene di Giovanni che dal carcere manda due persone da Cristo per sapere se egli è veramente il Messia e di seguito la Risposta di Gesù ai discepoli.
Le ultime due scene narrano del Banchetto, con Erode che offre a Salomè quanto desidera, della Decollazione del Santo e del suo seppellimento.
Sulla volta gli affreschi continuano con larghi bordi floreali di acanto intervallati da numerosi tondi con ritratti che possono essere attribuiti alla famiglia Gallieri.

Nella quattro vele della volta sono raffigurati gli evangelisti accompagnati dai simboli relativi e dai dottori della Chiesa. Tra questi si possono identificare San Marco con accanto Sant’Ambrogio e San Matteo mentre Luca e Giovanni sono quasi del tutto persi.

Nei pennacchi in basso sono dipinti otto personaggi dell’Antico Testamento tra cui si riconoscono Abacus, Abramo, Tobia, Mosè e Giona.
Nel basso sotto le storie del Battista, continua una serie di venti immagini di profeti, di re d’Israele e di patriarchi, affiancati dentro una cornice in prospettiva, contro uno sfondo a stelle che diventa il motivo decorativo anche della parte inferiore del muro.

Tipologia immagine: Affresco

Cronologia: XV sec.

Note storiche:

La cappella Gallieri fu dipinta negli anni Venti del Quattrocento ma per diverse ragioni già alla fine del secolo si trovava in stato di abbandono tale che nel Cinquecento venne sconsacrata e adibita a magazzino.

Nel 1652 per permettere di collocare la scala del campanile è stato aperto il soffitto e per accogliere il materiale del deposito sono stati addossati alle pareti affrescate alcuni armadi.
Solo negli anni Cinquanta del Novecento si è intervenuti con il restauro e recupero degli affreschi.

Articoli e Recensioni:

– C. Zoia, Gli affreschi della Cappella dei Gallieri. Committenza e modelli figurativi a Chieri nel primo ventennio del ‘400 in G. Donato, La collegiata di S. Maria della Scala di Chieri, un cantiere internazionale del ‘400, Edizioni Mariogros, Chieri, 2006, vedi allegato: Gli_affreschi_della_cappella_dei_Gallieri di Chiara Zoia

 – S. Caselle, La Cappella dei Gallieri, Chieri s.d. 1960

Bibliografia:

 – P. Gaglia, Maestro della Cappella dei Gallieri 1415-1420 in E. Castelnuovo, G. Romano, Giacomo Jaquerio e il gotico internazionale, Palazzo Madama aprile-giugno 1979, Assessorato per la Cultura, Torino, pagg. 390-391-392

 – AA.VV., Chieri, in “Il Piemonte, paese per paese” collana La grande Enciclopedia delle tua Regione, ed. Bonechi, vol.32, pagg.292-293

 – G. Romano, Tra la Francia e l’Italia note su Giacomo Jaquerio e una proposta per Enguerrand Quarton in AA.VV. Hommage à Michel La dotte, études sur la peinture du Moyen Age et de la Renaissance, Milano 1994, pag. 180

 – Augusto CAVALLARI MURAT, Antologia monumentale di Chieri, Istituto Bancario San Paolo di Torino, Torino 1969, pag. 72-76.

Url: http://www.duomodichieri.it

Email: info@carreumpotentia.it

Note:

Nel 1878 il Bosio denuncia il cattivo stato di conservazione e sollecita un intervento, come anche il Valimberti nel 1928 ne segnala l’urgenza. In seguito alla descrizione dell’Olivero del 1939, la Brizio parla degli affreschi e li data verso la fine del XV secolo collegandoli a Sant’Antonio di Ranverso e a Pianezza.

Il Carità nel 1952 assegna i lavori a un frescante di San Francesco di Lodi per la presenza di elementi lombardi, anche se rileva un intreccio con l’attività di Jaquerio.

Nel 1960 Secondo Caselle, in occasione dei restauri, approfondisce gli studi senza riuscire ad identificare il pittore. Nel 1965 altri scritti riprendono l’attribuzione e secondo la Griseri il maestro dei Gallieri è di origine lombarda mentre la Malaton sostiene la provenienza da Lodi.

In ultimo il Cavallari Murat è orientato verso una provenienza lombardo-veronese.
Un possibile riferimento a Sant’Antonio di Ranverso è stato considerato per la serie di profeti biblici affacciati attraverso le incorniciature, presenti nei due siti e con strette somiglianze per la narrazione e l’originalità artistica.

Ulteriori agganci possono essere proposti anche con le Storie del Battista, nella cappella Provana di San Pietro in Pianezza, per somiglianze nei particolari dei ritratti dei volti di profilo, oltre alle stesse tonalità terrose e calde dei colori e il modo di rappresentare le architetture.

Vedi: Augusto CAVALLARI MURAT, Antologia monumentale di Chieri, Istituto Bancario San Paolo di Torino, Torino 1969.
Parte V. Cicli di affreschi locali e collezioni di tavole transalpine nei due secoli dell’Umanesimo.
Nella prospettiva sociologica locale, la cromatica spavalderia del “Maestro di Chieri” è contestazione ai condizionamenti borgognoni ed alle riforme padane.
Negli affreschi di Pecetto la “bottega di Jaquerio” adatta popolarmente le proposte formali di Ranverso e di Pianezza con la vena cortese di Manta. pagg. 72-76, vedi allegato.

Fruibilità: La cappella è stata restaurata nel 2009.

Rilevatore: Marina Fresia

Data ultima verifica sul campo: 2009-01-23T00:00:00

Allegato: cappella-gallieri.pdf

Vedi anche video: https://ms-my.facebook.com/TurismoChieri/videos/979189329205895/

Vedi anche galleria fotografica: https://www.100torri.it/chieri-la-grande-pinacoteca/san-domenico-2/23-gallieri/

NIELLA TANARO (Cn). Parrocchiale dell’Assunta.

Istituto geografico De Agostini, Atlante stradale d’Italia, foglio 54.

Si arriva a Niella Tanaro uscendo al casello di Niella Tanaro dell’autostrada Torino – Savona.

La parrocchiale si trova nel Capoluogo, sede del municipio. Il comune di Niella Tanaro, formato da numerose frazioni, ha un’altitudine che varia da m 371 a m 600.

Le opere considerate si trovano nella sacrestia sinistra ed in quella destra.

Descrizione:
L’affresco di Cristo nel Sepolcro è l’unico rimasto nella sacrestia sinistra. L’immagine ricorda nell’iconografia l’analoga figura affrescata da Jaquerio nella parte inferiore della parete destra del presbiterio nella Precettoria di S. Antonio di Ranverso: la vicinanza è data dall’atteggiamento di Cristo e dalla presenza dei simboli della Passione, anche se in forma semplificata rispetto a Ranverso.
Nella sacrestia destra la lunetta superiore rappresenta la Crocifissione. Nella parte inferiore gli affreschi sono stati rovinati ed in parte distrutti in seguito alle modifiche strutturali subite dalla chiesa; a sinistra restano la testa e la mano di S. Domenico, a destra S. Michele Arcangelo. Nelle figure ai piedi della Croce l’espressività dei volti e la volontà di individuazione delle varie fisionomie richiamano la jaqueriana Salita al Calvario nella sacrestia di Ranverso; un ulteriore elemento di somiglianza è dato dalla presenza, come a Ranverso, dell’immagine dello scorpione in un vessillo.

Tipologia immagine: Affresco

Cronologia: XV sec.

Materiale informativo ed illustrativo:
Guida d’Italia del Touring Club Italiano, Piemonte, Milano 1976, pag. 239.

Note storiche:
Non vi sono elementi per precisare la cronologia degli affreschi; la loro datazione si colloca nel XV secolo, probabilmente entro la metà.

Bibliografia:
P. GASCO, (a cura di), Antichi affreschi del Monregalese, Cuneo 1965, pag. 73, pagg. 76-80. Appendice a cura di G. RAINERI, pagg. 8-9.

Url: http://www.comune.niellatanaro.cn.it

Note:

Gli affreschi della sacrestia destra negli anni Sessanta sono stati liberati dall’intonaco che li ricopriva e sono stati sottoposti a un restauro, che ha eliminato anche le tracce dell’incendio subito dalla struttura nel 1911.

Fruibilità:
Rivolgersi al comune di Niella.

Rilevatore: Maria Gabriella Longhetti

Data ultima verifica sul campo: 2009-03-07

BASTIA MONDOVI’ (Cn), Chiesa di S. Fiorenzo.

Localizzazione e recapiti:

Istituto geografico De Agostini, Atlante stradale d’Italia, foglio 54.

Si arriva a Bastia uscendo al casello di Mondovì o a quello di Niella Tanaro dell’autostrada Torino – Savona.

La chiesa si trova fuori dell’abitato, vicino al cimitero, sulla strada che conduce a Niella Tanaro.

Descrizione:

Sulle pareti della chiesa, costituita da un’unica navata, gli affreschi sono suddivisi in 51 riquadri: sulla parete di controfacciata in nove riquadri sono rappresentati episodi della vita di Gesù, S. Lazzaro e una nobildonna; sulla parete di sinistra la passione di Gesù in 21 comparti; sulla parete di destra nove riquadri sono dedicati alla vita di S. Fiorenzo, altri 12 alla vita di S. Antonio Abate, mentre nella parte centrale sono affrescati il Paradiso con le opere di misericordia corporale, e l’Inferno con la cavalcata dei vizi.

Nel presbiterio sulla parete di fondo sono raffigurati al centro la Madonna in trono con il Bambino tra S. Martino e S. Fiorenzo, nel riquadro di sinistra il martirio di S. Sebastiano, in quello di destra S. Michele con S. Bartolomeo; nella parte superiore è affrescata la Crocifissione.

Sulla parete destra del presbiterio è rappresentato S. Giorgio, mentre sulla volta ci sono le immagini del Pantocratore e degli Evangelisti in trono.

Tipologia monumento:

Tipologia immagine: Affresco

Periodo artistico: x

Cronologia: XV sec.

Materiale informativo ed illustrativo:
Guida d’Italia del Touring Club Italiano, Piemonte, Milano 1976, pagg. 238-239.

Note storiche:

S. Fiorenzo, già parrocchia e ora cappella del cimitero, risale ai secoli XI-XII.

La chiesetta originaria è stata ampliata nel corso del XV secolo grazie a Bonifacio della Torre, alla cui famiglia Bastia era stata affidata nel 1409 dai Savoia.

L’ampliamento della chiesa e la ricchezza dei cicli affrescati si spiegano con la sua collocazione su una delle più importanti vie del sale, tramite di commerci tra il mare e il Nord e percorsa da numerosi viaggiatori.
All’interno del riquadro con la morte di S. Antonio Abate è leggibile la scritta: MCCCCLXXII DIE XXIII MENSIS IUNII HOC OPUS FECIT FIERI FACIUS TURRINUS.

La data del 1472 è forse riferibile solo al ciclo di S. Antonio Abate, attribuito al monregalese Giovanni Mazzucco o ad un artista a lui vicino.

La decorazione della chiesa è dovuta probabilmente all’attività di pittori itineranti che operavano in Liguria e nel Monregalese e risente, accanto a echi jaqueriani, di influenze provenienti dalla Liguria e dalla Lombardia.

Negli affreschi si sono rilevati (Griseri) la presenza di un’arte popolare “entro l’onda suscitata da Jaquerio” e rapporti con il teatro popolare; l’influenza del pittore torinese è stata ravvisata soprattutto nelle scene della Passione e dell’Inferno. Un precedente per gli affreschi di S. Fiorenzo è stato indicato nei dipinti della cappella di Missione di Villafranca Piemonte, dovuti ad Aimone Duce, pittore forse di origine pavese, la cui attività è testimoniata tra il 1403 e il 1461.

Bibliografia:
 – A. GRISERI, Jaquerio e il realismo gotico in Piemonte, Torino 1965, pagg. 96 ss, 131-132 n. 115.
– P. GASCO, (a cura di), Antichi affreschi del Monregalese, Cuneo 1965, pagg. 49-54, Appendice a cura di G. RAINERI, pag. 4, 8.
– N. CARBONERI, Antologia artistica del Monregalese, Torino 1971, pagg. 20-23.
– A. GRISERI, Ritorno a Jaquerio, in E. CASTELNUOVO – G. ROMANO (a cura di), Giacomo Jaquerio e il gotico internazionale, Palazzo Madama aprile – giugno 1979, Torino 1979, pagg. 15-21.
– S. BAIOCCO – S. CASTRONOVO – E. PAGELLA, Arte in Piemonte. Il Gotico, Ivrea 2003, pagg. 135 ss.

Url: http://www.sanfiorenzo.org

Email: sanfiorenzo@infinito.it

Note:

Associazione culturale S. Fiorenzo O.n.lu.s.

Per prenotazione visite:

e-mail: sanfiorenzo@infinito.it  – tel. 0174 60125 – 3384395585

 

Fruibilità:
Per le visite rivolgersi all’associazione culturale S. Fiorenzo.

Rilevatore: Maria Gabriella Longhetti

Data ultima verifica sul campo: 2009-02-28T00:00:00

CHIERI (To), Duomo, Cappella Tabussi.

Localizzazione e recapiti:

Centro storico, Piazza Duomo all’interno della Collegiata di Santa Maria della Scala (Duomo della città), sesta cappella della navata destra.
All’interno della Collegiata nella navata destra si trova la Cappella dei Santi Lorenzo e Martino.


La fondazione di tale cappella è stata voluta da Lorenzo Tabussi, tesoriere durante la riedificazione e ampliamento della chiesa (1405-1436).

Descrizione:

Affreschi che costituiscono parte di un ciclo dedicato alla vita della Madonna.


Sulla parete frontale della cappella sono illustrate all’interno di riquadri decorati, partendo da sinistra verso destra, le scene della Natività, dell’Adorazione dei Magi e della Presentazione al Tempio.
La scena centrale, la meglio conservata e di più facile lettura, racconta l’Adorazione dei Magi rappresentati in vesti regali, lunghi speroni e il capo coronato.


Nell’affresco Melchiorre, identificato nel personaggio con la barba bianca, è inginocchiato davanti alla Madonna e al Bambino nell’atto di offerta del recipiente con l’oro.


Baldassarre, dietro di lui, offre la mirra mentre Gaspare, imberbe tiene in mano una sorta di turibolo per l’incenso.


Durante l’ultimo restauro del 2005 sono stati ritrovati e recuperati, sul lato destro della parete sinistra, due  angeli musicanti  e alcuni frammenti di paesaggio agreste.
Al di sotto dei riquadri, la parte bassa della cappella è decorata da uno zoccolo raffigurante un finto velario di tonalità rossastra.

Tipologia monumento:

Tipologia immagine: Affresco

Periodo artistico: Tale ciclo, datato tra il 1428 e il 1436, è stato attribuito a Jaquerio o la sua bottega.

Cronologia: XV sec.

Materiale informativo ed illustrativo:
Sulla cancellata della cappella si trova una breve descrizione della storia e delle opere conservate al suo interno.

Note storiche:

Nel dicembre 1981 dietro la pala dei Santi Lorenzo e Martino ai piedi della Vergine (attualmente collocato nell’attigua Cappella della Visitazione) sono tornati alla luce frammenti di affreschi di scuola jaqueriana raffiguranti la Natività, l’Adorazione dei Magi e la Presentazione al tempio.


Restaurati già all’epoca del ritrovamento sono stati oggetto di un recente restauro conservativo terminato nel settembre del 2007.

Bibliografia:
 – S. Baiocco, Il procedere degli studi sulla cultura jaqueriana, in W. Canavesio (a cura di), Jaquerio e le arti del suo tempo, Beinasco 2000,
 – L. Bollosi, recensione della mostra Giacomo Jaquerio e il gotico internazionale in “Prospettiva”, n.20, gennaio 1980, pag. 92,
 – E. Castelnuovo, G. Romano (a cura di), Giacomo Jaquerio e il Gotico Internazionale, catalogo della mostra , Torino 1979,
 – A. Griseri, Jaquerio e il realismo gotico in Piemonte, Torino, 1965

Url: http://www.carreumpotentia.it

Email: info@carreumpotentia.it

Note:

Articoli e Recensioni:
 – G.Carrù, E. Bassignana, Il Duomo di Chieri, la sua arte e i suoi Santi, Pro Chieri, Chieri, 1992,
 – E. Bassignana, R. Toffanello, L’insigne collegiata di S. Maria della Scala, guida alla visita, Città di Chieri, 1998,
 – G. Donato, La collegiata di S. Maria della Scala di Chieri, un cantiere internazionale del ‘400, Edizioni Mariogros, Chieri, 2006.


Http://www.duomodichieri.it


Il recente restauro della Cappella eseguito dal restauratore Michelangelo Varetto è stato realizzato grazie al contributo dell’Associazione Culturale Carreum Potentia di Chieri.

Fruibilità:

Lun. 9-12;


mart.- merc.- giov.- ven.- sab.- dom. 9-12, 15-18.

Rilevatore: Marina Fresia

Data ultima verifica sul campo: 2009-01-31T00:00:00

TORINO, Palazzo Madama, Museo Civico di Arte Antica, Tavola lignea San Pietro salvato dalle acque. Scheda 2.

Torino centro, Palazzo Madama, Museo Civico di Arte Antica, tel. 011-4433501 – fax 011-4429929.

Descrizione: Tavola lignea 86×78,5 cm “San Pietro salvato dalle acque”, inventario pittura n. 609.

Per la prima tavola, vedi Scheda 1.

La seconda tavola rappresenta sullo sfondo la scena di tre pescatori intenti a ritirare, sul lato destro della barca, una rete carica di pesci mentre in primo piano si narra il momento in cui San Pietro raggiunge il Cristo camminando sulle acque.

Queste due storie, molto colorite e piene di dettagli curiosi, sono state relazionate con l’intervento alla Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso, in quanto il confronto tra il San Pietro dormiente nell’Orazione dell’Orto di Ranverso con le teste dipinte sulle due tavole rivela una somiglianza molto stretta.

Tipologia immagine: Tavola, cm. 78 X 85 (inv. 609)

Periodo artistico: La realizzazione delle due tavole, che fanno sicuramente parte di un complesso di almeno altre quattro storie, è stata datata tra il 1410 e il 1415.

Note storiche:
Di provenienza incerta ma ipotizzabile dall’Abbazia di Novalesa, per la presenza nella prima tavola in basso a destra del committente dell’opera inginocchiato che indossa una tonaca nera, probabilmente identificabile in un abate di un grande monastero benedettino piemontese intitolato al nome di Pietro. Dal blasone del committente si ipotizza che si tratti di Vincenzo Aschieri, abate della Novalesa tra il 1398 e il 1452.

Bibliografia:
 – E. Castelnuovo, G. Romano, Giacomo Jaquerio e il gotico internazionale, Palazzo Madama aprile-giugno 1979, Assessorato per la Cultura, Torino, pagg. 164-165-166
– A. Griseri, Nuovi riferimenti per Giacomo Jaquerio, in “Paragone”, luglio 1959 pagg.18-35

Url: www.palazzomadamatorino.it

Email: palazzomadama@fondazionetorinomusei.it

Fruibilità:
Il Museo è visitabile da martedì a domenica dalle 10.00 alle 18.00 – sabato dalle 10.00 alle 20.00.

Rilevatore: Marina Fresia

Data ultima verifica sul campo: 2008-12-29T00:00:00

Vedi presentazione video a cura di Simone Baiocco:

TORINO, Palazzo Madama, Museo Civico di Arte Antica, Tavola lignea San Pietro liberato dal Carcere. Scheda 1

Torino, Piazza Castello, Palazzo Madama, Museo Civico di Arte Antica. – Tel. 011-4433501 – fax 011-4429929

Descrizione: Tavola lignea 85×82,3 cm “San Pietro liberato dal Carcere” , inventario pittura n. 608.

La prima tavola rappresenta, a partire da sinistra, la liberazione di San Pietro incatenato dal carcere per mezzo dell’aiuto apportato da un angelo alato mentre sulla destra viene raffigurato il committente dell’opera che porta un manto con uno stemma raffigurante le chiavi su fondo rosso. Questo trattasi di Vincenzo Aschieri, a capo dell’Abbazia della Novalesa dal 1398. La sua identificazione e la dedica a san Pietro dell’altare maggiore della chiesa della Novalesa permettono di desumere con buona sicurezza la provenienza dell’opera dall’abbazia.
Il pannello faceva parte di una pala comprendente più elementi.
La posizione dell’abate, con le spalle alla scena, sul bordo della tavola, lascia supporre la presenza di una immagine di san Pietro, probabilmente in cattedra, al centro della composizione posta sull’altare. Le chiavi, emblema del santo riportate sullo stemma, simboleggiano la diretta dipendenza dell’abbazia dalla sede di Roma. Gli studi hanno portato a riconoscere in Jaquerio, che guardava alla cultura figurativa di Parigi, Digione e Bruges, uno dei protagonisti della stagione del Gotico internazionale nel ducato sabaudo.

Per la seconda tavola, vedi Scheda 2.

Queste due storie, molto colorite e piene di dettagli curiosi, sono state relazionate con l’intervento alla Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso, in quanto il confronto tra il San Pietro dormiente nell’Orazione dell’Orto di Ranverso con le teste dipinte sulle due tavole rivela una somiglianza molto stretta.

Tipologia immagine: Tempera su tavola.

Periodo artistico: La realizzazione delle due tavole, che fanno sicuramente parte di un complesso di almeno altre quattro storie, è stata datata tra il 1405, il 1410 e il 1415.

Note storiche:
Di provenienza incerta, ma ipotizzabile dall’Abbazia di Novalesa, per la presenza nella prima tavola in basso a destra del committente dell’opera inginocchiato che indossa una tonaca nera, probabilmente identificabile in un abate di un grande monastero benedettino piemontese intitolato al nome di Pietro. Dal blasone del committente si ipotizza che si tratti di Vincenzo Aschieri, abate della Novalesa tra il 1398 e il 1452.

Bibliografia:
 – E. Castelnuovo, G. Romano, Giacomo Jaquerio e il gotico internazionale, Palazzo Madama aprile-giugno 1979, Assessorato per la Cultura, Torino, pagg. 164-165-166
– A. Griseri, Nuovi riferimenti per Giacomo Jaquerio, in “Paragone”, luglio 1959 pagg.18-35
– Domenico Papa, Il Museo Civico d’Arte Antica di Torino, Allemandi & C., Torino 2006, p. 25

Url: http://www.palazzomadamatorino.it

Email: palazzomadama@fondazionetorinomusei.it

Fruibilità:
Il Museo è visitabile da martedì a domenica dalle 10.00 alle 18.00 – sabato dalle 10.00 alle 20.00.

Rilevatore: Marina Fresia – aggiornamento Feliciano Della Mora 11/12/2022

Data ultima verifica sul campo: 2008-12-29

Vedi presentazione video a cura di Simone Baiocco:

MANTA (Cn). Castello dei marchesi di Saluzzo, Salone baronale, affreschi – Scheda 2.

Manta si raggiunge da Pinerolo percorrendo la statale 589 per Saluzzo, da cui dista circa 6 chilometri.
Il castello si trova su di un’altura, a cui si giunge per la via Estienne.
Le opere considerate si trovano nella sala baronale.

Descrizione:
Sulle pareti sono affrescati nove Prodi (tre ebrei, tre pagani e tre cristiani), nove Eroine, la Fontana della Giovinezza, una Crocifissione e lo stemma dei Saluzzo.
La collocazione delle figure è la seguente: Ettore di Troia e Alessandro Magno di fianco al camino, su cui è affrescato lo stemma dei Saluzzo con il loro motto leit leit (adagio adagio); sulla parete contigua Giulio Cesare, Giosuè, Davide, Giuda Maccabeo, Artù, Carlo Magno, Goffredo di Buglione. Sulla stessa parete iniziano poi le Eroine: Delfile, Sinope, Ippolita, Semiramide, Etiope, Lampeto, Tapiri, che continuano sulla parete adiacente con Teuca e Pentesilea. Sotto ogni figura un’iscrizione ne illustra le imprese (Scheda 1).
Sulla parete di fondo è affrescata una Crocifissione; sulla parete delle finestre è rappresentata la Fontana della Giovinezza (Scheda 2).

Periodo artistico: L’esecuzione degli affreschi è databile ai primi anni del potere di Valerano, intorno al 1420.

Cronologia: XV sec.

Materiale informativo ed illustrativo:
Guida d’Italia del Touring Club Italiano, Piemonte, Milano 1976, pagg. 294-295.

Note storiche:
La realizzazione degli affreschi dei Prodi, delle Eroine e della Fontana della Giovinezza fu voluta da Valerano, figlio illegittimo del marchese di Saluzzo Tommaso III, da cui aveva ricevuto in eredità il castello nel 1416. Gli affreschi dei Prodi e delle Eroine sono ispirati allo Chevalier errant, romanzo ricco di riferimenti al mondo dei cicli arturiano e carolingio, di cui era autore Tommaso III, e, per la Fontana della Giovinezza, al trecentesco Roman de Fauvel, opera di Gervais du Bus, di cui il marchese aveva portato una copia da Parigi. Del testo dello Chevalier Errant sono noti due manoscritti, uno conservato alla Bibliothèque Nationale di Parigi e l’altro alla Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino.
Gli affreschi, a partire dai primi decenni del Novecento fino agli inizi del XXI secolo, hanno ricevuto varie e contrastanti attribuzioni.
Abbandonata l’originaria attribuzione a Jaquerio, alcuni giudizi fanno riferimento ad Aimone Duce, altri successivi a un maestro influenzato dalla miniatura francese per i Prodi e le Eroine, mentre la Fontana della Giovinezza testimonierebbe l’opera di collaboratori più vicini a Jaquerio; altri critici, e questa è la valutazione più recente, attribuiscono il ciclo di affreschi ad un autore ancora innominato, il Maestro della Manta, il cui linguaggio richiama alla mente Aimone Duce e aspetti dell’opera di Jaquerio.
Per ulteriori informazioni sull’attribuzione si fa riferimento alle opere citate nella bibliografia.

Bibliografia:
– A. GRISERI, Jaquerio e il realismo gotico in Piemonte, Torino 1965, pagg. 61-72, 126-127 (i testi delle iscrizioni).
– A. GRISERI, Ritorno a Jaquerio, in E. CASTELNUOVO – G. ROMANO (a cura di), Giacomo Jaquerio e il gotico internazionale, Palazzo Madama aprile – giugno 1979, Torino 1979, pag. 5, pagg. 28-29. Ibidem pagg. 152-158 (illustrazioni).
– M. DI MACCO, Dux Aymo, 1429, ibidem  pagg. 402-403.
– S. BAIOCCO – S. CASTRONOVO – E. PAGELLA, Arte in Piemonte. Il Gotico, Ivrea 2003, pagg. 124-133.
– E. CASTELNUOVO, Jaquerio, Aimone Duce e il Maestro della Manta, in E. PAGELLA – E. ROSSETTI BREZZI – E. CASTELNUOVO, Corti e città. Arte del Quattrocento nelle Alpi occidentali, Torino 7 febbraio – 14 maggio 2006, Milano 2006, pag. 150.

Url: http://www.fondoambiente.it/beni/castello-della-manta-beni-del-fai.asp

Email: faimanta@fondoambiente.it

Note: Il castello è di proprietà del Fondo per l’Ambiente Italiano (FAI) dal 1984, in seguito alla donazione di Elisabetta De Rege Provana.

Fruibilità: Orario di apertura:
– da marzo a settembre ore 10-18;
– da ottobre a metà dicembre e nel mese di febbraio 10-17; ultimo ingresso mezz’ora prima della chiusura.
Aperto tutti i giorni tranne i lunedì non festivi.
Tel. e fax: 0175 87822.

Rilevatore: Maria Gabriella Longhetti

Data ultima verifica sul campo: 2008-11-30T00:00:00

Allegato: il_ciclo_quattrocentesco_del_castello_della-manta
Tre monumenti pittorici del Piemonte antico, a cura di Marziano Bernardi – Istituto Bancario San Paolo di Torino, 1957 – I nove prodi e le nove eroine, sala baronale del castello della Manta, con tavole e immagini:
Tre monumenti pittorici del Piemonte antico, a cura di Marziano Bernardi 5 prodi eroine
Tre monumenti pittorici del Piemonte antico, a cura di Marziano Bernardi 6 salone
Tre monumenti pittorici del Piemonte antico, a cura di Marziano Bernardi, completo a

Video: https://www.youtube.com/watch?v=Ps0tKRCNElA

MANTA (Cn). Castello dei marchesi di Saluzzo, Salone baronale, affreschi – Scheda 1.

Manta si raggiunge da Pinerolo percorrendo la statale 589 per Saluzzo, da cui dista circa 6 chilometri.
Il castello si trova su di un’altura, a cui si giunge per la via Estienne.
Le opere considerate si trovano nella sala baronale.

Descrizione:
Sulle pareti sono affrescati nove Prodi (tre ebrei, tre pagani e tre cristiani), nove Eroine, la Fontana della Giovinezza, una Crocifissione e lo stemma dei Saluzzo.
La collocazione delle figure è la seguente: Ettore di Troia e Alessandro Magno di fianco al camino, su cui è affrescato lo stemma dei Saluzzo con il loro motto leit leit (adagio adagio); sulla parete contigua Giulio Cesare, Giosuè, Davide, Giuda Maccabeo, Artù, Carlo Magno, Goffredo di Buglione (Scheda 1).
Sulla stessa parete iniziano poi le Eroine: Delfile, Sinope, Ippolita, Semiramide, Etiope, Lampeto, Tapiri, che continuano sulla parete adiacente con Teuca e Pentesilea. Sotto ogni figura un’iscrizione ne illustra le imprese.
Sulla parete di fondo è affrescata una Crocifissione; sulla parete delle finestre è rappresentata la Fontana della Giovinezza (Scheda 2).

Periodo artistico:
L’esecuzione degli affreschi è databile ai primi anni del potere di Valerano, intorno al 1420.

Cronologia: XV sec.

Materiale informativo ed illustrativo:
Guida d’Italia del Touring Club Italiano, Piemonte, Milano 1976, pagg. 294-295.

Note storiche:
La realizzazione degli affreschi dei Prodi, delle Eroine e della Fontana della Giovinezza fu voluta da Valerano, figlio illegittimo del marchese di Saluzzo Tommaso III, da cui aveva ricevuto in eredità il castello nel 1416. Gli affreschi dei Prodi e delle Eroine sono ispirati allo Chevalier errant, romanzo ricco di riferimenti al mondo dei cicli arturiano e carolingio, di cui era autore Tommaso III, e, per la Fontana della Giovinezza, al trecentesco Roman de Fauvel, opera di Gervais du Bus, di cui il marchese aveva portato una copia da Parigi. Del testo dello Chevalier Errant sono noti due manoscritti, uno conservato alla Bibliothèque Nationale di Parigi e l’altro alla Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino.
Gli affreschi, a partire dai primi decenni del Novecento fino agli inizi del XXI secolo, hanno ricevuto varie e contrastanti attribuzioni.
Abbandonata l’originaria attribuzione a Jaquerio, alcuni giudizi fanno riferimento ad Aimone Duce, altri successivi a un maestro influenzato dalla miniatura francese per i Prodi e le Eroine, mentre la Fontana della Giovinezza testimonierebbe l’opera di collaboratori più vicini a Jaquerio; altri critici, e questa è la valutazione più recente, attribuiscono il ciclo di affreschi ad un autore ancora innominato, il Maestro della Manta, il cui linguaggio richiama alla mente Aimone Duce e aspetti dell’opera di Jaquerio.
Per ulteriori informazioni sull’attribuzione si fa riferimento alle opere citate nella bibliografia.

Bibliografia:
– A. GRISERI, Jaquerio e il realismo gotico in Piemonte, Torino 1965, pagg. 61-72, 126-127 (i testi delle iscrizioni).
– A. GRISERI, Ritorno a Jaquerio, in E. CASTELNUOVO – G. ROMANO (a cura di), Giacomo Jaquerio e il gotico internazionale, Palazzo Madama aprile – giugno 1979, Torino 1979, pag. 5, pagg. 28-29. Ibidem pagg. 152-158 (illustrazioni).
– M. DI MACCO, Dux Aymo, 1429, ibidem  pagg. 402-403.
– S. BAIOCCO – S. CASTRONOVO – E. PAGELLA, Arte in Piemonte. Il Gotico, Ivrea 2003, pagg. 124-133.
– E. CASTELNUOVO, Jaquerio, Aimone Duce e il Maestro della Manta, in E. PAGELLA – E. ROSSETTI BREZZI – E. CASTELNUOVO, Corti e città. Arte del Quattrocento nelle Alpi occidentali, Torino 7 febbraio – 14 maggio 2006, Milano 2006, pag. 150.

Url: http://www.fondoambiente.it/beni/castello-della-manta-beni-del-fai.asp

Email: faimanta@fondoambiente.it

Note: Il castello è di proprietà del Fondo per l’Ambiente Italiano (FAI) dal 1984, in seguito alla donazione di Elisabetta De Rege Provana.

Fruibilità: Orario di apertura
– da marzo a settembre ore 10-18;
– da ottobre a metà dicembre e nel mese di febbraio 10-17; ultimo ingresso mezz’ora prima della chiusura.
Aperto tutti i giorni tranne i lunedì non festivi.
Tel. e fax: 0175 87822.

Rilevatore: Maria Gabriella Longhetti

Data ultima verifica sul campo: 2008-11-30T00:00:00

Allegato: il-caso-della-fonte-simbolica-della-manta-di-paol
Tre monumenti pittorici del Piemonte antico, a cura di Marziano Bernardi – Istituto Bancario San Paolo di Torino, 1957 – I nove prodi e le nove eroine, sala baronale del castello della Manta, con tavole e immagini:
Tre monumenti pittorici del Piemonte antico, a cura di Marziano Bernardi 5 prodi eroine
Tre monumenti pittorici del Piemonte antico, a cura di Marziano Bernardi 6 salone
Tre monumenti pittorici del Piemonte antico, a cura di Marziano Bernardi, completo a

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