FENIS (AO), Castello – Scheda 2 – Cappella – Affreschi della scuola di Giacomo Jaquerio.

Localizzazione e recapiti:

Vedi Scheda 1

Descrizione:

Gli affreschi di Fénis sono attribuiti a Giacomo Jaquerio e al suo atelier, ma allo stato attuale è difficile stabilire con certezza se il maestro torinese sia effettivamente intervenuto a Fénis, anche se studi più recenti tendono a escludere un suo l’intervento diretto o se l’esecuzione del ciclo si debba a un atelier strettamente legato ai modelli jaqueriani.

vedi anche Scheda 1 – Cortile.

Dal cortile si accede al piano terra e poi al primo piano del castello, il cui lato nord è occupato da una lunga sala rettangolare definita cappella, uno degli ambienti più suggestivi dell’edificio. In passato la sala era probabilmente divisa in due da una grata lignea analoga a quella presente nel castello di Issogne, che separava la cappella vera e propria dal locale di rappresentanza chiamato “salle de la chapelle”.
Il lato occidentale della sala ospita un grande camino in pietra; questa parete e quelle dei lati lunghi sono decorate nella parte bassa con motivi geometrici a losanghe bicolori, simili a quelle del cortile, eseguiti durante il restauro del XX secolo sulla base di un frammento del XIV secolo rinvenuto da Alfredo d’Andrade nei pressi del camino. La stanza è arredata con una serie di mobili in stile tardogotico.
Il lato est della grande sala ospitava probabilmente la cappella privata dei signori del castello. L’inizio del locale è evidenziato da una trave che attraversa trasversalmente la grande sala rettangolare. In corrispondenza di essa si trova un pregiato crocifisso ligneo che i recenti restauri hanno permesso di attribuire alla bottega del Maestro della Madonna di Oropa, dalla quale provengono diverse sculture sacre destinate a chiese valdostane tra la fine del XIII secolo e i primi anni del XIV secolo.
Diversamente dalla decorazione geometrica del resto della stanza, le pareti laterali della cappella sono completamente affrescate con figure di santi e apostoli disposte su due file sovrapposte. Tra essi un bellissimo Arcangelo Michele che con la spada trafigge il demonio in forma di drago.
fenis mad misericordiaLa parete di fondo è divisa in due da una grande finestra ai cui lati si trovano a destra una Crocifissione e a sinistra una Madonna della Misericordia. Ai piedi della Madonna, protetti dal suo mantello, vi sono due gruppi di fedeli religiosi capitanati dal Papa (a sinistra di chi guarda) e laici (la destra) con l’Imperatore e accanto alcuni membri della famiglia Challant, come il committente delle opere Bonifacio I, in primo piano con un abito rosso tipico dell’epoca. Sono raffigurati probabilmente anche il fratello di Bonifacio Amedeo di Challant-Aymavilles e la sua giovane sposa Luisa di Miolans.
Fenis--partic mad misericordiaI recenti restauri eseguiti sugli affreschi della cappella hanno messo in evidenza alcuni dettagli che fanno pensare a una certa fretta di concludere il lavoro, come la presenza nell’affresco della Crocifissione della traccia di una figura in armatura inginocchiata, mai realizzata.

Nell’angolo sud ovest del primo piano vi è la stanza definita “poelle”, stanza riscaldata, oggi chiamata “sala del tribunale” per l’affresco raffigurante le quattro virtù cardinali: Fortezza, Prudenza, Temperanza e Giustizia, che predomina. Vi è anche lo stemma di Emanuele Filiberto I o di Carlo Emanuele I, duchi di Savoia tra il 1559 e il 1630.

Tipologia immagine: Affresco

Note storiche:
Il nucleo iniziale del castello era presumibilmente costituito da una torre quadrangolare (ora situata a fianco dell’ingresso principale) e dalle mura di cinta. Osservando le attuali mura è possibile scorgere la successiva ripresa muraria. L’unico dato certo è che nel 1242 risulta già esistente.
Secondo alcuni, anche la torre semicircolare situata sull’altro lato dell’ingresso principale appartiene alla costruzione iniziale.
La maggior parte dei lavori di costruzione, che hanno portato il castello ad assumere l’aspetto attuale, furono fatti eseguire da. Aimone di Challant che ereditò il feudo e il castello di Fénis dal nonno Ebalo Magno nel 1337. In prima campagna di lavori vennero realizzati un corpo abitativo centrale di forma pentagonale irregolare – ottenuto probabilmente inglobando edifici preesistenti – e la cinta muraria esterna. Rispetto all’aspetto attuale, mancava la torre meridionale e il cortile centrale era molto più ampio e privo dello scalone in pietra, fiancheggiato a nord e a sud da due lunghi corpi di fabbrica che terminavano contro il muro occidentale. Probabilmente non vi era il secondo piano dell’edificio.
Nuovi lavori di costruzione furono voluti da Bonifacio I di Challant, figlio di Aimone, che ereditò il castello dal padre nel 1387 per adattarlo ai nuovi standard della vita cortese. Furono riallineati i piani del corpo centrale; venne costruito un secondo piano ricavandolo dal sottotetto e un corpo di fabbrica a ovest, facendo assumere al cortile interno l’aspetto attuale, con due piani di ballatoi in legno e il grande scalone in pietra semicircolare.
Durante il feudo di Bonifacio I il castello raggiunse il suo massimo splendore e a lui si devono anche gli affreschi del cortile interno e della cappella, commissionati al pittore piemontese – o alla sua scuola – Giacomo Jaquerio, maestro del gotico internazionale, e realizzati tra il 1414/1425 e il 1430. L’incertezza sull’attribuzione si unisce a quella sulla datazione. I critici hanno notato alcuni errori e limitazioni negli affreschi della cappella e cortile interno. Ciò fa supporre che vi sia stata una certa “fretta” nella realizzazione di tali opere.
Con la morte di Bonifacio I nel 1426 iniziò una fase di declino economico per la famiglia Challant-Fénis. Il successore Bonifacio II commissionò al pittore Giacomino da Ivrea gli affreschi del lato orientale del cortile, ma non modificò la struttura del castello.
Dopo di lui, per circa duecentocinquant’anni gli unici interventi riguardarono alcuni affreschi nel cortile e in uno dei locali a sud, realizzati nel XVII secolo.
Nel 1705, il castello passò al ramo dei Challant Châtillon che nel 1716 lo dovette vendere al conte Baldassarre Saluzzo di Paesana.
Seguì un periodo di abbandono e di  passaggi di proprietà, durante il quale il maniero fu trasformato in abitazione rurale: le sale del pianterreno erano adibite a stalle, mentre il primo piano serviva da fienile.
Fu acquistato nel 1895 dallo Stato Italiano, per tramite di Alfredo d‘Andrade, che iniziò nel 1898 una campagna di restauri continuata fino al 1920 sotto la supervisione in seguito di Bertea e di Seglie. Scopo di questa campagna, anche a causa dei pochi fondi disponibili, fu soprattutto arrestare il degrado del castello, mettendo in sicurezza i muri pericolanti, rifacendo alcuni tetti, restaurando i solai e i serramenti e costruendo a est una nuova strada di accesso al castello.
Una seconda campagna di restauri ebbe luogo a partire dal 1935, a cura dell’allora Ministro dell’Educazione Nazionale Cesare Maria De Vecchi e dell’architetto Vittorio Mesturino, che vollero accentuare l’aspetto medievale del castello, compromettendo in parte la leggibilità della struttura originaria. Durante questa campagna di lavori venne ricostruita quasi interamente la prima cinta muraria e spostato l’ingresso principale, che un tempo era situato ad ovest. Si decise di allestire nel castello un museo dell’ammobiliamento valdostano, riarredando le stanze ormai prive del mobilio originale con una serie di mobili reperiti sul mercato dell’antiquariato, benché non tutti realmente di origine valdostana. Il castello, dichiarato monumento nazionale nel 1896 e ora proprietà dell’amministrazione regionale della Valle d’Aosta, che lo ha destinato a sede del museo del mobile valdostano.

Bibliografia:
– Barberi S., Il castello di Fènis, Direzione della provincia dei patrimoni culturali della Valle, Musumeci, Aosta 2007.
– Barberi, S., Castello di Fénis: catalogo degli arredi, Aosta : Editrice Tipografica Valdostana, Aosta 2003
– Bellosi L., Come un prato fiorito: studi sull’arte tardogotica, Jaka Book, Milano 2000
– Orlandoni B.; Prola D., Il castello di Fenis, Musumeci, Aosta 1982
– Zanzotto A., Chateau de Fenis, Musumeci, Aosta 1995

Url: http://www.comune.fenis.ao.it/

Note: alcune immagini da http://www.geometriefluide.com/

Fruibilità: Fruibilità: dal 1° aprile al 30 settembre aperto dalle 9.00 alle 19.00. Ingresso accompagnato.

Rilevatore: Angela Crosta, Gruppo Archeologico Torinese

Data ultima verifica sul campo: 2013-04-30