MARENTINO (TO): Chiesa cimiteriale di Santa Maria “dei morti” con opere di G. Fantini (influsso jaqueriano).
La chiesa è situata all’interno del cimitero di Marentino dove si arriva da Torino con la statale 10 per Chieri, quindi per Andezeno, dove si devia a nord per Marentino/Sciolze.
Descrizione:
Costruita nel XII secolo, già chiesa plebana di Marentino, posta all’interno del nucleo abitato, quando la popolazione si spostò verso l’attuale centro storico del paese, probabilmente in seguito alla costruzione di un ricetto, subì la sorte di altre pievi (Buttigliera, Pecetto, Andezeno): perse via via di importanza, assumendo poi la funzione di cappella cimiteriale.
Tipologia immagine: Affresco
Note storiche:
Un intervento di restauro risalente al secondo dopoguerra ha cancellato tutte le sovrastrutture barocche, conservando di queste solo le volte interne in sostituzione del tetto originario con orditura a vista. Attualmente il soffitto è ligneo.
La chiesa si presenta oggi qual era nel XII secolo quando fu costruita o al massimo nel XV quando fu affrescata.
Presenta nell’abside affreschi opera del pittore chierese Guglielmetto Fantini (attivo sicuramente dal 1435 al 1450, autore del ciclo del battistero di Chieri e di parte della decorazione della chiesa di San Sebastiano a Pecetto) e altri di un ignoto pittore di qualità inferiore. Entrambi mostrano influssi jaqueriani.
Il breve ciclo del Fantini è accompagnato da una iscrizione, solo parzialmente leggibile, da cui risultano la data dell’ottobre 1450 e il nome del committente “presbiter Martinus de Panicis de Corteliano” (Bertello-Fioretti, 1977, con trascrizione imprecisa della scritta).
Il Fantini aveva assunto un ruolo di protagonista nella pittura del Piemonte occidentale, quando ancora era vivo Giacomo Jaquerio, da cui ereditò gli aspetti caricati e teatrali della fase più tarda (Jaquerio è documentato a Chieri nel 1428). Il riferimento jaqueriano non è però unico nella formazione del Fantini e più di uno studioso ha sottolineato alcuni caratteri, soprattutto di cupa gamma cromatica, di insistito chiaroscuro e di ornato prezioso (per le parti messe a oro) che richiamano la contemporanea pittura della costa tirrenica (da Napoli a Pisa, a Genova, a Barcellona).
La Chiesa di Santa Maria dei Morti, monumento nazionale, è stata oggetto di tre diversi interventi di restauro nel decennio, l’ultimo e più importante di questi si è concluso nel 2011 ed ha visto riaffiorare la bellezza originaria della Chiesa sia al suo interno che al suo esterno; in particolare il recente restauro degli affreschi ha eliminato i rifacimenti attuati negli anni ’50 del secolo scorso.
L’edificio è a pianta rettangolare di modeste dimensioni (internamente dodici metri per sei) chiusa da un’abside semicircolare. La struttura muraria presenta mattoni alternati con conci di arenaria senza una trama precisa. La facciata con il tetto a doppio spiovente, segnato da una cornice di archetti intrecciati, è caratterizzata da un corpo centrale avanzato coperto da un tettuccio che, sotto un arco a tutto sesto in conci di arenaria alternati con gruppi di tre mattoni, racchiude il portale sormontato da una lunetta. Tra l’arco e la lunetta un anello in arenaria poggia su due capitelli. Gli elementi in arenaria mostrano tracce di una decorazione con un motivo ad intreccio. Frammenti di decorazioni sono conservati all’interno sul muro di controfacciata. L’abside presenta tre feritoie e quattro colonnine con capitello. Sul fianco destro e sull’abside labili tracce di piccole sculture antropomorfe.
L’interno si presenta spoglio con muratura a vista. Sulla parete destra una lunetta con decorazioni di arenaria dell’ingresso ora tamponato.
Gli affreschi presentano, nel cilindro absidale, lacunoso nella parte inferiore, figure di Santi: da sinistra san Cristoforo che regge il Bambino sulle spalle; un santo pellegrino con bastone e conchiglia sul cappello, probabilmente san Giacomo; una scritta sotto la monofora e san Sebastiano trafitto dalle frecce; al centro una Madonna del latte racchiusa da una cornice. Seguono sulla destra altri tre santi, solo quello centrale è identificato da una scritta: san Valeriano.
Il catino absidale, racchiuso da una ricca cornice geometrica, reca una Pietà o Compianto sul Cristo morto, con una Madonna che regge in grembo il corpo del Figlio. A sinistra santo Stefano e, a destra, santa Lucia su uno sfondo a elementi decorativi geometrici; ai lati rocce nude e in alto una croce che sfrutta la concavità della volta. Si crea così una scenografia di effetto.
La critica ritiene opera del Fantini la Pietà, i due Santi a sinsitra e a destra san Valeriano. Invece, per la minore qualità pittorica sono opera di un altro artista la Madonna del latte e i due santi a destra.
Bibliografia:
– VANETTI G., 1984, Chieri ed il suo territorio, Edizioni Corriere, 1995;
– Le chiese romaniche delle campagne astigiane, a cura di Liliana Pittarello, Asti, pp. 38-41;
– ROMANO G., 1988, Momenti del Quattrocento chierese, in DI MACCO M.;ROMANO G., Arte del Quattrocento a Chieri.
Email: http://www.comune.marentino.to.it
Note: Vedi anche su www.archeocarta.it, alla pagina vai >>>
Fruibilità:
L’esterno è visibile negli orari di apertura del cimitero.
Per l’interno informazioni presso comune di Marentino (Tel.: 0119435000) o Parrocchia 0119435244
Rilevatore: Angela Crosta, Mauro Marnetto – Gruppo Archeologico Torinese
Data ultima verifica sul campo: 2013-04-14
Allegato: guglielmo-fantini-–treccani.pdf