FENIS (AO): Castello – Scheda 1 – Cortile – Affreschi della scuola di Giacomo Jaquerio.
Il Castello di Fénis, situato nell’omonimo comune, è uno dei più famosi manieri medievali della Valle d’Aosta. Noto per la sua scenografica architettura, con la doppia cinta muraria merlata che racchiude l’edificio centrale e le numerose torri, il castello è una delle maggiori attrazioni turistiche della Valle.
Diversamente da altri manieri della regione, quali Verrès e Ussel, costruiti in cima a promontori rocciosi per essere meglio difendibili, il castello di Fénis si trova in un punto del tutto privo di difese naturali. Questo porta a pensare che la sua funzione fosse soprattutto di prestigiosa sede amministrativa della famiglia Challant-Fénis e che anche la doppia cinta muraria servisse soprattutto in funzione ostentativa, per intimidire e stupire la popolazione.
Descrizione:
Il mastio è racchiuso in una doppia cinta di mura con torrette di guardia collegate da un camminamento di ronda. Si accede al maniero passando attraverso una torre quadrata.
Il cortile interno, con lo scalone semicircolare e le balconate in legno, è decorato di affreschi attribuiti a Giacomo Jaquerio e al suo atelier, ma allo stato attuale è difficile stabilire con certezza se il maestro torinese sia effettivamente intervenuto a Fénis, anche se studi più recenti tendono a escludere una sua attività diretta o se l’esecuzione del ciclo si debba a un atelier strettamente legato ai modelli jaqueriani.
Centro del corpo abitativo centrale è il piccolo cortile di forma quadrangolare realizzato da Bonifacio I tra la fine del XIV e l’inizio del XV secolo. Al centro del cortile si trova un caratteristico scalone semicircolare in pietra, sulla cui sommità svetta un affresco raffigurante San Giorgio che uccide il drago, realizzato intorno al 1415 e attribuito alla bottega di Giacomo Jaquerio. Il tema di San Giorgio e il drago era molto diffuso al tempo in Valle d’Aosta, in quanto era considerato un’incarnazione dell’ideale cavalleresco. Sull’affresco si può notare il monogramma BMS, interpretato come le iniziali del committente, Bonifacium Marexallus Sabaudiae.
Il cortile, le cui pareti sono interamente affrescate da decorazioni in stile gotico internazionale, è circondato su tre lati da una doppia balconata in legno in corrispondenza dei due piani superiori. Lungo le pareti della balconata si snoda una serie di saggi, uno diverso dall’altro, che reggono pergamene riportanti proverbi e massime morali scritte in francese antico. Un tempo in corrispondenza di ognuno dei saggi era indicato il nome del personaggio raffigurato, ma la maggior parte di essi sono ormai illeggibili, tra questi saggi è raffigurato anche un personaggio in costume arabo, probabilmente per ricordare la partecipazione di Challant ad una crociata.
La parete più stretta del cortile, di fronte all’affresco di San Giorgio, fu decorata intorno al 1434 dal pittore Giacomino da Ivrea (attivo dal 1426 al 1469) su incarico di Bonifacio II di Challant, figlio di Bonifacio I, e raffigura i santi Uberto, Bernardo, un santo vescovo, Santa Apollonia e Sant’Ambrogio, un’Annunciazione e motivi vegetali.
Sotto di essi si trova un monumentale San Cristoforo, la cui attribuzione è resa difficile dai pesanti restauri subiti.
Durante il feudo di Bonifacio I il castello raggiunse il suo massimo splendore e a lui si devono anche gli affreschi del cortile interno e della cappella, commissionati al pittore piemontese – o alla sua scuola – Giacomo Jaquerio, maestro del gotico internazionale, e realizzati presumibilmente tra il 1414 e il 1420. L’incertezza sull’attribuzione si unisce a quella sulla datazione. I critici hanno notato alcuni errori e limitazioni negli affreschi della cappella e cortile interno. Ciò fa supporre che vi sia stata una certa “fretta” nella realizzazione di tali opere.
Con la morte di Bonifacio I nel 1426 iniziò una fase di declino economico per la famiglia Challant-Fénis. Il successore Bonifacio II commissionò al pittore Giacomino da Ivrea gli affreschi del lato orientale del cortile, ma non modificò la struttura del castello. Dopo di lui, per circa duecentocinquant’anni gli unici interventi riguardarono alcuni affreschi nel cortile e in uno dei locali a sud, realizzati nel XVII secolo.
Nel 1705, il castello passò al ramo dei Challant Châtillon che nel 1716 lo dovette vendere al conte Baldassarre Saluzzo di Paesana. Seguì un periodo di abbandono e di passaggi di proprietà, durante il quale il maniero fu trasformato in abitazione rurale: le sale del pianterreno erano adibite a stalle, mentre il primo piano serviva da fienile. Fu acquistato nel 1895 dallo Stato Italiano, per tramite di Alfredo d‘Andrade, che iniziò nel 1898 una campagna di restauri continuata fino al 1920 sotto la supervisione in seguito di Bertea e di Seglie. Scopo di questa campagna, anche a causa dei pochi fondi disponibili, fu soprattutto arrestare il degrado del castello, mettendo in sicurezza i muri pericolanti, rifacendo alcuni tetti, restaurando i solai e i serramenti e costruendo a est una nuova strada di accesso al castello.
Una seconda campagna di restauri ebbe luogo a partire dal 1935, a cura dell’allora Ministro dell’Educazione Nazionale Cesare Maria De Vecchi e dell’architetto Vittorio Mesturino, che vollero accentuare l’aspetto medievale del castello, compromettendo in parte la leggibilità della struttura originaria. Durante questa campagna di lavori venne ricostruita quasi interamente la prima cinta muraria e spostato l’ingresso principale, che un tempo era situato ad ovest. Si decise di allestire nel castello un museo dell’ammobiliamento valdostano, riarredando le stanze ormai prive del mobilio originale con una serie di mobili reperiti sul mercato dell’antiquariato, benché non tutti realmente di origine valdostana. Il castello, dichiarato monumento nazionale nel 1896 e ora proprietà dell’amministrazione regionale della Valle d’Aosta, che lo ha destinato a sede del museo del mobile valdostano.
Cronologia: XV sec.
Note storiche:
Il nucleo iniziale del castello era presumibilmente costituito da una torre quadrangolare (ora situata a fianco dell’ingresso principale) e dalle mura di cinta. Osservando le attuali mura è possibile scorgere la successiva ripresa muraria.
Secondo alcuni, anche la torre semicircolare situata sull’altro lato dell’ingresso principale appartiene alla costruzione iniziale.
Il castello viene menzionato apertamente per la prima volta in un documento del 1242, nel quale un castrum Fenitii è indicato come proprietà del visconte di Aosta Gotofredo di Challant e dei suoi fratelli. A quel tempo il maniero probabilmente comprendeva solo la torre colombaia sul lato sud e la torre quadrata, un corpo abitativo centrale e una singola cinta muraria.
La maggior parte dei lavori di costruzione, che hanno portato il castello ad assumere l’aspetto attuale, ebbero luogo tra il 1320 e il 1420 circa.
Aimone di Challant ereditò il feudo e il castello di Fénis dal nonno Ebalo Magno nel 1337 e nel 1340 diede inizio a una prima campagna di lavori, realizzando un corpo abitativo centrale di forma pentagonale – ottenuto probabilmente inglobando edifici preesistenti – e la cinta muraria esterna.
Rispetto all’aspetto attuale, ai tempi di Aimone mancava ancora la torre meridionale e l’interno del castello era molto diverso.
Il cortile centrale era molto più ampio e privo dello scalone in pietra, fiancheggiato a nord e a sud da due lunghi corpi di fabbrica che terminavano contro il muro occidentale.
Doveva inoltre mancare completamente il secondo piano dell’edificio.
Nuovi lavori di costruzione furono voluti da Bonifacio I di Challant, figlio di Aimone, che ereditò il castello dal padre nel 1387. Dopo aver ricoperto per due anni la carica di ispettore delle fortificazioni alla corte dei Savoia, nel 1392 Bonifacio diede inizio a una nuova grande campagna di costruzioni nel maniero, in modo da adattarlo ai nuovi standard della vita cortese. Durante questa campagna edilizia furono riallineati i piani del corpo centrale e venne costruito un nuovo piano ricavandolo dal sottotetto. Fu inoltre costruito un nuovo corpo di fabbrica a ovest, facendo assumere al cortile interno l’aspetto attuale, con due piani di ballatoi in legno e il grande scalone in pietra semicircolare.
Durante il feudo di Bonifacio I il castello raggiunse il suo massimo splendore e a lui si devono anche gli affreschi del cortile interno e della cappella, commissionati al pittore piemontese Giacomo Jaquerio, maestro del gotico internazionale, e realizzati tra il 1414 e il 1430.
Con la morte di Bonifacio I nel 1426 iniziò una fase di declino economico per la famiglia Challant-Fénis, a cui corrispose un periodo di stasi edilizia per il castello.
Il successore Bonifacio II si limitò a commissionare al pittore Giacomino da Ivrea gli affreschi del lato orientale del cortile, non apportando nessuna modifica significativa alla struttura del maniero.
Dopo di lui, per circa duecentocinquant’anni non furono praticamente realizzate nuove costruzioni e gli unici interventi riguardarono alcuni affreschi nel cortile e in uno dei locali a sud, realizzati nel XVII secolo.
Nel 1705, con la morte di Antonio Gaspare Felice, ultimo esponente del ramo Challant-Fénis, il castello passò al cugino Giorgio Francesco di Challant Châtillon, il quale nel 1716 dovette venderlo per 90 000 lire al conte Baldassarre Saluzzo di Paesana per fare fronte agli ingenti debiti.
Iniziò quindi per il castello un periodo di vera decadenza e di successivi passaggi di proprietà. Esso rimase di proprietà dei Saluzzo di Paesana fino al 1798, quando venne venduto a Pietro Gaspare Ansermin, la cui famiglia lo conservò fino al 1863 per poi rivenderlo a Michele Baldassarre Rosset di Quart.
Nel frattempo l’edificio era stato abbandonato, spogliato del mobilio e utilizzato come casa colonica, fienile e ricovero per animali.
Bibliografia:
– Barberi S., Il castello di Fènis, Direzione della provincia dei patrimoni culturali della Valle, Musumeci, Aosta 2007.
– Barberi, S., Castello di Fénis : catalogo degli arredi, Aosta : Editrice Tipografica Valdostana, Aosta 2003
– Bellosi L., Come un prato fiorito: studi sull’arte tardogotica, Jaka Book, Milano 2000
– Orlandoni B.; Prola D., Il castello di Fenis, Musumeci, Aosta 1982;
– Zanzotto A., Chateau de Fenis, Musumeci, Aosta 1995.
Url: http://www.comune.fenis.ao.it/
Note:
Immagini dal sito del Comune di Fenis e da http://www.geometriefluide.com/
Fruibilità:
Dal 1° aprile al 30 settembre aperto dalle 9.00 alle 19.00. Ingresso accompagnato.
Rilevatore: Angela Crosta, G.A. Torinese
Data ultima verifica sul campo: 2013-04-15T