EMBRUN (F). Il vecchio convento francescano dei Cordeliers.

Apparteneva alla regione storica del Delfinato, passato al regno di Francia nel 1349. Dista 62 chilometri dal confine italiano ed è raggiungibile attraverso il colle del Monginevro.
Embrun (anticamente in italiano Ambruno; in occitano Ambrun) è un comune francese di 6.570 abitanti situato nel dipartimento delle Alte Alpi della regione della Provenza-Alpi-Costa Azzurra. Il nome è di origine celtica: viene da Ebr, che significava acqua e Dun, collina fortificata.
L’Ufficio per il turismo è situato nelle cappelle nord della chiesa e del convento dei “cordeliers” consacrato nel 1447 (tel. +33(0)492437272 – www.tourisme-embrun.com)
La navata distrutta all’inizio del ventesimo secolo, in seguito ad un incendio, è stata sostituita dalla piazza Dosse.
Queste cappelle, con volte a crociera ogivale, hanno conservato affreschi del XV e del VI secoli grazie a pittori italiani.
Tali affreschi ricoperti con uno strato di gesso sono stati restaurati dal 1969 al 1971.

CHIESA E CONVENTO DEI CORDIGLIERI
Il convento fu costruito nel XIII secolo fuori dai confini cittadini; distrutto agli inizi del XIV secolo, venne ricostruito all’interno della città. Nel 1352, per volere del papa, vi furono insediati i francescani perché contribuissero ad eliminare dalla zona l’eresia valdese.
Il convento e la chiesa, agli inizi del XX secolo, subirono una parziale distruzione in conseguenza di un incendio; restano il refettorio del convento e parti del chiostro in una proprietà privata, e quattro cappelle, che erano addossate al lato Nord della chiesa. Vedi anche: Convento francescano
Qui, durante il restauro degli anni 1970-1971 diretto da F. Enaud, Inspecteur principal des Monuments Historiques, sono stati scoperti affreschi risalenti tra il 1430 circa e gli inizi del XVI secolo.
Attualmente la cappella Nord, la quarta, è sede dell’ufficio turistico cittadino. Vedi anche: Office du turism

PRIMA CAPPELLACristo di pietà (3)
Piano schematico degli affreschi: sulle vele della volta S. Giovanni, Cristo di pietà, due angeli; parete Nord Santa Caterina, S. Gregorio; parete Est Santa Genoveffa; parete Ovest Resurrezione di Cristo.
Le diverse figure affrescate non mostrano identità né di esecuzione né di periodo cronologico. San Giovanni evangelista e Santa Caterina sono attribuiti ad esponenti della bottega di Jaquerio, e sono databili tra il 1440 ed il 1450.
L’imprigionamento della Santa, circondata da soldati con picche e alabarde, può ricordare la Salita al Calvario nella sacrestia della chiesa di Sant’Antonio Abate a Ranverso, ma con una delicatezza ed un rifiuto degli eccessi nuovi.
resurrezioneLa messa di San Gregorio appartiene ad una iconografia tardiva di origine italiana; Santa Genoveffa, che tiene in mano un cero, protezione contro il male degli ardenti, è rappresentata davanti all’imperatore Massenzio. Le due figure mostrano uno stile gotico meno elegante, con influenze del realismo fiammingo ed il ricordo di Jaquerio sempre meno evidente (1465-1470); anche nel Cristo di pietà, posteriore alla metà del XV secolo, il disegno pesante testimonia la lontananza da Jaquerio. Una mano ancora diversa, con uno stile convenzionale, ha eseguito la Resurrezione di Cristo e gli angeli che tengono in mano gli strumenti della passione, databili agli inizi del XVI secolo.
Si possono quindi individuare gli interventi di autori diversi, lo stile dei quali, con il passare del tempo, si allontana gradatamente dall’influenza di Jaquerio.
Confronti ed iconografie: il programma pittorico della volta, che prevedeva sulle vele i quattro evangelisti, ha subito una interruzione, con il solo San Giovanni eseguito e gli altri tre evangelisti sostituti dal Cristo di pietà e dagli angeli, che portano gli strumenti della passione.
s_CaterinaL’iconografia dei quattro evangelisti in trono è molto diffusa in ambito piemontese; il prototipo era stato definito dagli affreschi sulle volte della sacrestia di Sant’Antonio Abate a Ranverso e del presbiterio nella pieve di San Pietro a Pianezza, tutte opere pertinenti a Jaquerio o a suoi diretti collaboratori.
Numerosi esempi della seconda metà del XV secolo si trovano in ambito monregalese, dove talora agli evangelisti sono associati ad alcuni dottori della chiesa. Una iconografia frequente nelle cappelle delle Alpi durante il XV secolo è Cristo che esce dalla tomba; un esempio è la resurrezione sul paliotto dell’altare nella pieve di S. Pietro a Pianezza.
A testimoniare la diffusione dell’iconografia anche fuori dell’ambito strettamente torinese si possono ancora citare due affreschi del Monregalese. Cristo di pietà ha precedenti nella sacrestia e sulla parete Sud del presbiterio della chiesa di Ranverso, dove le due immagini hanno accanto gli strumenti della passione.
Riferimenti bibliografici:
Per gli evangelisti di Ranverso: AAVV.. Theatrum Mauritianum. Viaggio attraverso i beni artistici dell’Ordine Mauriziano, pagg. 28-29, Milano 1992.
Per le immagini del Cristo di pietà, ibidem pagg. 56, 59.
Per gli evangelisti nella pieve di San Pietro a Pianezza: AA.VV., Scoprire Pianezza. La pieve di San Pietro, pagg. 46-47, 90-93, fig. 26, Alpignano 1973.
Per la resurrezione nella pieve, ibidem, fig. 31.
Per gli evangelisti negli affreschi del Monregalese:
–  G.  RAINERI, Antichi affreschi del Monregalese, Mondovì, 1963: Mondovì S. Quintino scheda  nr. 10, Castelnuovo di Ceva S. Maurizio nr. 24, Saliceto S. Martino nr. 25, Bastia S. Fiorenzo nr. 28.
Per la resurrezione negli affreschi del Monregalese: ibidem, S. Michele Madonna della neve nr. 15, Niella sacrestia nr. 30.

miracolo parete Ovest-VSECONDA CAPPELLA
Piano schematico degli affreschi: sulle vele della volta è dipinta una decorazione ornamentale, sulle pareti Est, Ovest e Nord sono rappresentati i miracoli di Sant’Antonio da Padova.
Sulle pareti si svolge un programma unitario, che consiste nella esaltazione di Sant’Antonio da Padova, il maggior santo francescano dopo S. Francesco d’Assisi, mediante i miracoli da lui compiuti.
Sulla parete Est, in registri sovrapposti, sono affrescati in alto la Resurrezione del bambino caduto nell’acqua bollente, in basso a destra il miracolo del neonato che parla e dice il nome del padre, che non lo voleva riconoscere ritenendolo non suo; a sinistra la caduta dell’intonaco ha portato alla luce una sinopia con Sant’Antonio da Padova. Lo stile rientra ancora nel gotico internazionale.
miracolo parete Nord (2)Sulla parete Ovest, suddivise da una colonna, sono rappresentate due scene: a sinistra la Guarigione di appestati o affetti dal male degli ardenti, a destra la Benedizione dei contadini con i loro animali, e sullo sfondo un paesaggio urbano. Nel registro inferiore trovano spazio il Miracolo dell’asino che si inginocchia davanti all’ostia consacrata e la conversione dell’ebreo.
piano schematicoNella decorazione della parete Nord è intervenuto il medesimo pittore, che ha rappresentato due miracoli suddivisi da una finestra: a sinistra la Liberazione dei prigionieri in catene e a destra il Salvataggio di marinai, sullo sfondo un paesaggio con rocce e un fiume, che potrebbe essere la Durance nei pressi di Embrun; sotto questa scena vi sono i busti di Marius, vescovo di Losanna, e di una santa martire.
L’autore degli affreschi sulle pareti Ovest e Nord è un artista che sta superando il gotico e conosce le innovazioni fiamminghe e rinascimentali; probabilmente il pittore dei due paesaggi è ancora un terzo autore. L’esecuzione della decorazione sulle tre pareti si dispone cronologicamente dal 1430-1440 circa alla fine del XV secolo.
Nella parete Sud si apre la porta di accesso alla cappella.

087 (3)TERZA CAPPELLA
Piano schematico: parete nord stemmi, parete Est il Calvario.
Nel Calvario, ai lati del Crocifisso, secondo uno schema tradizionale, vi sono quattro santi: a sinistra S. Francesco d’Assisi, fondatore e patrono dell’ordine francescano, e Sant’Antonio Abate, a destra S. Giovanni evangelista e Sant’Agostino, o un santo vescovo.
La presenza di Sant’Antonio è giustificata dagli stretti legami tra i francescani e gli antoniani, ai quali erano affidati due ospedali di Embrun, quelli di St. Marcellin e di Pont d’Avançon.
castello-della-manta-sala-baronaleIl Crocifisso con santi ai lati rientra nella tradizione iconografica italiana, come testimoniano gli esempi della pieve di S. Pietro a Pianezza, dell’oratorio di Jean de Montchenu (il primo dei due precettori con questo nome, prima metà del XV secolo), nella torre dell’orologio di Ranverso, attribuiti a Jaquerio o alla sua bottega, e della Manta.
L’autore è il cosiddetto Maestro del Calvario (circa 1450); le sue figure si differenziano dalla tradizione jaqueriana soprattutto per la maggiore delicatezza della resa e la mancanza di tendenze espressioniste.
Riferimenti bibliografici:
Per il Crocifisso della pieve di S. Pietro:
– VV., Scoprire Pianezza. La pieve di San Pietro, pag. 45, figure 21, 29, Alpignano 2003.
Per il Crocifisso di Ranverso:
– GRITELLA (a cura di), Il colore del gotico. I restauri della Precettoria di S. Antonio di Ranverso, fig. 48, Savigliano 2001

CIRCONCISIONE-QUARTA CAPPELLA
Piano schematico: sulla parete Ovest l’infanzia di Giovanni Battista, sulla parete Nord l’infanzia di Cristo.
Sulla parete Ovest gli affreschi sono disposti in due registri: in alto l’Annunciazione a Zaccaria della nascita di Giovanni Battista, in basso due scene deteriorate: a sinistra,  la Visitazione ed a destra, la nascita di Giovanni Battista, collocata in un edificio che ricorda il chiostro di Abondance.
Nel registro superiore della parete Nord è rappresentata l’Annunciazione a Maria, mentre nel registro inferiore l’unica scena rimasta è la Circoncisione.
Gli affreschi delle due pareti sono stati eseguiti dal medesimo artista, il cui stile è vicino a quello dell’autore degli affreschi di Abondance, situato nell’orbita di Jaquerio.
La datazione è incerta ed oscilla tra la prima e la seconda metà del XV secolo.

CONCLUSIONI
L’area alpina, per la sua situazione geografica, è un crocevia culturale, luogo di scambi tra un versante e l’altro delle Alpi. In questo contesto Embrun occupa una posizione privilegiata, perché l’alta valle del suo fiume, la Durance, è un passaggio obbligato tra la Provenza, la Savoia, il Piemonte e i paesi tedeschi, con le influenze in campo culturale ed artistico che ne conseguono.
Nel XV secolo in particolare sono molteplici le personalità che hanno operato nelle cappelle del convento: nelle prime decadi, grazie ad alcuni gruppi di collaboratori, la personalità dominante è Jaquerio, di cui a Embrun vengono mitigate le tendenze espressioniste, nella direzione di uno stile che gradatamente abbandona il gotico per ricercare un’arte nuova, anticipatrice del rinascimento.
Bibliografia:
– F. ENAUD, Les peintures murales découvertes dans les restes de l’ancienne église des Cordeliers d’Embrun, pagg. 22-74, Société d’études des Hautes Alpes, Gap 1978.
– C. GARDET, Les fresques de l’ancienne église des Cordeliers d’Embrun, pagg. 152-161, Paris 1972.

Vedi anche: Fresques cordeliers Embrun – GARDET

Vedi anche: Les Cordeliers à Embrun

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